Tac, tac, tac Nana na.... nana na... nanananana nanananana nanana

E poi parte quel riff trascinante e mentre lo urlo a squarciagola, per provare a buttare fuori tutta la merda accumulata, arrivo al semaforo rosso e vedo la coppietta a fianco guardarmi come se avesse visto la madonna e poi lui che dice qualcosa del tipo “ma guarda questo”...

Al semaforo dopo tiro giù il finestrino e gliela urlo dentro la macchina; la mia faccia deve essere (ovviamente) decisamente bellissima per lei che comincia a ridere imbarazzata ma di gusto e decisamente poco simpatica per lui che guarda piegato il volante pregando per il verde.

Speriamo almeno abbiano capito entrambi che lui è sfigatissimo (almeno lei!).

“No good” è una di quelle canzoni che ti rimangono in testa ma che non riesci a fischiettare o canticchiare perché vanno urlate, gesticolate, vissute intensamente.

Orecchiabile ma non paracula, facile ma non scontata. Riff e chitarra heavy, ritmo alla “Black Dog” ma quel cantato che si sente genuinamente soul/blues con annessi cori tribali/gospel, pour moi un bijou.

Lo sapete, non ascolto un cazzo di nuovo e, se lo ascolto e mi piace pure, comunque alla fine torno sempre nel passato. La mia anima è là, inutile menarsela, in quegli anni, con quel suono, quel vissuto e quell’atmosfera unica (il ringraziamento a tutti voi è comunque d’obbligo e soprattutto sentito perché mi avete fatto capire che anche dopo l’ottanta c’è tanta roba bella).

L’anno scorso mentre leggevo qualcosa sul tour dei Rolling mi sono soffermato sui gruppi spalla (diversi nelle varie date), oltre ai miei amati nuovi/vecchi Rival Sons (non si sono svenduti al successo facile, bravi) c’erano altri tre gruppi.

Mi sono andato a sentire un paio di brani per band e questi islandesi mi sono piaciuti da subito. Non ho pazienza, non ho cultura musicale, non riesco e non voglio mettermi lì ad ascoltare passaggi o analizzare melodie, non mi interessano e non conosco i testi (salvo rari casi), la musica deve “solamente” arrivare come un cazzotto e stendermi al primo ascolto.

Suonano vecchio ma neanche tanto, sono molto vari e all’interno dello stesso brano (caratteristica che apprezzo da sempre).

Si vede che nascono rock’n’roll e l’album praticamente si divide in due, tra pezzi tirati e brani easy o ballad o melodici che dir si voglia. La differenza la fa sempre il cantato; questo ragazzo dimostra di saper cantare di tutto ma il suo timbro sofferto e maledetto ti porta al ricordo di vecchi dannati.

E allora oltre a “No Good”, più che un gioiellino è “Broken Bones” a partire dall’incipit che sembra arrivare direttamente dai neri dei campi di cotone che furono e che continua con il suo magnifico incedere che mescola blues, swing e gospel. Splendida è la struggente “I Can’t Go In Without You”, impetuose e dal tiro che coinvolge sono “Glass House” e “Hot Blood”, ballad meraviglia sono “All The Pretty Girls”, “Automobile”, “Save Yourself” e quella che sembrerebbe un tradizionale islandese “Vor I Vaglaskogi”.

L’unica che non mi entusiasma è “Way Down We Go” che, guarda caso però, è il singolo dell’album e che li ha fatti conoscere ed entrare in parecchie classifiche (così si legge in quel poco che si trova su di loro). Troppo patinata, quel carino scontato da classifica appunto.

Prossimamente si vedrà se vorranno mantenere questo sacro fuoco e questo genuino ardore che hanno nelle vene a costo di rimanere un po’ lontani dal successo milionario, ma con un seguito che sarà di veri nobili, oppure se non sapranno resistere alla lusinga della fama e del vil denaro con relative, ahimè, scelte musicali e non solo. Soprattutto il cantante, voce formidabile e tanta anima; ma è pure bello ed è ancora più difficile per lui resistere alle tentazioni di proposte che saranno già arrivate.

Conto su di te caro Jokull Juliusson, che il blues ti e ci accompagni sempre, non tradire.

In quell’articolo venivano definiti la Indian band islandese Kaleo. Io non so se suonano Indian o alternative o post qualcosa, per me è Rock; a volte hard e/o blues, anche folk, country e southern con atmosfere soul e gospel che aleggiano sempre nell’aria soprattutto in quella splendida voce.

Sezione ritmica, chitarre, voci, piano, nessuna tastiera elettronica, anzi proprio niente di elettronico, energia, passione, anima, classe, roba da vera nuova/vecchia muffa rocchenrolle, come direbbe il nostro nobile Sfascia.

Date un ascolto, merita davvero se vi piacciono questi suoni (mettete a manetta e urlate in faccia al primo inutile che incontrate, ovvio!)

Nobili saluti

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