Una voce morbida, tenue, che si schiude tra gli undici pezzi di "Ho Detto A Tua Mamma Che Fumi". Si presenta così Alessandro Camattini, in arte Kama, al grande pubblico. Un album visionario, sperimentale, eppure in qualche modo legato a una tradizione già iniziata, a uno schema ritmico ben definito dall'autore, valido percussionista, produttore, compositore, giunto ora al debutto solista.

Nei suoi testi Kama sembra subire il fascino perverso della libera associazione: riesce a cantare parole che scostano dalla musica, resta in equilibrio tra metriche inusuali e sequenze di accordi ben distese. Ascoltandolo si ha la sensazione che in ogni pezzo si lasci guidare da un istinto, da un viaggio della mente, senza sapere dove veramente lo porterà la sua musica, lasciando cadere sillabe, parole, su note adagiate mollemente su una ritmica precisa e squadrata.

Percussionista, viaggiatore, o soltanto uomo comune, figlio della Brianza, attaccato alle cose di tutti i giorni, che tornano insistenti nel suo flusso di pensiero. Telefoni, risiko, autogrill... accanto a libertà, California, isola. E tutto si tinge di poesia, moderna, ermetica. Un viaggio di immagini e desideri che si articola nella varietà dell'album, dal lirismo di "Icaro" al gusto tradizionale di "Sapore Sapido", fino al passo cadenzato di "Ostello Comunale".
A volte le parole si inseguono, senza pausa, monotoniche cadono una dopo l'altra come gocce della pioggia insistente dell'autunno lombardo, tra lunghe distese di pianura nebbiosa, immensi centri abitati che non sono altro che la periferia della periferia di chissà quale grande città.

E forse un desiderio, sommerso, una volontà di violare quella quotidianità che sommerge, dimenticando quelle giornate di lavoro e di vacanza dannatamente una uguale all'altra. Partire, scappare, per poi capire di non essersi mai allontanati. Tornare con nostalgia tra le mura umide di quell'ostello comunale, dove la vita scorre placida e malinconica. Per raccontare con una canzone un mondo vissuto o soltanto sfiorato dal passaggio di Kama, o come dice lui stesso: "Leggere nei miei ricordi quello che è passato, quello che ho passato davvero. E ciò che è rimasto, perchè è rimasto".

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