Conviene visitare di tanto in tanto il premiato vivaio di botanica elettronica chiamato Raster Noton.
Per gli appassionati di suoni, grafica e immagini generati da computer oserei dire che la serra germanica è una tappa obbligata. I principi essenziali di coltivazione sonora li fornisce Carsten Nicolai aka Alva Noto, quelli visivi sono farina del sacco di Olaf Bender.

Dal 1999 i due gestiscono un habitat di forme di sintassi musicale altamente creative. Per dire, Nicolai lavora principalmente sull'impatto fisico dei suoni partendo da quelli emessi da fax, telefoni, fotocopiatrici, modem...
Il mastro giardiniere assembla opere rigorose con tagli chirurgici su frequenze altissime e bassissime.
La sua è una ricerca microscopica nello spazio, nel tempo e nel movimento del suono naturale dove l'errore è parte provocatoria e cruciale del brano.
Capita poi che arrivino pregiate semenze dal Giappone trasmesse dal maestro Sakamoto e che mischiate a quelle autoctone generino altre forme memorabili e forse più accessibili di nome Insen, Vrioon e Revep.

Da un paio di anni il giardino di Chemnitz (ex Karl-Marx-Stadt) ospita le essenze sonore di David Letellier aka Kangding Ray.
Il floricoltore francese pur lavorando nel solco già concimato di glitch, sussulti e scariche elettriche ha fatto nascere Stabil una struttura in dodici rami di cui almeno la metà dal forte impatto emotivo. Forse sono le linee melodiche che attraversano il puntinismo elettronico o forse quel senso di avvolgimento che la struttura così come è stata composta trasmette all'ascolto o forse sono le competenze "tradizionali" che David ha come ex chitarrista e batterista che si incrociano con quelle altamente digitali che investono l'aria di Berlino.
Fatto sta che Stabil e ancora di più Automne Fold crescono in un nuovo e vulnerabile terreno dai colori sorprendentemente caldi. E' proprio il secondo disco rivela un'idea di fragilità e di mistero che si esprime spesso in forma di brano convenzionale. Oltre agli inserimenti su tappeti digitali di strumenti acustici come violino e pianoforte troviamo anche la presenza di parti vocali maschili e femminili che aggiungono pathos e contribuiscono al senso di intimità che irradia l'intero disco.
E diventa difficile e forse anche inutile azzardare definizioni, paragoni o epigoni che nell'ambito della musica elettronica sappiamo essere più o meno gli stessi.
Più gratificante, almeno per me, immaginare i brani più riusciti del disco (idle, word without words, a protest song, automne fold) come esseri dotati di respiro e suono in stretta connessione con la mente e le emozioni.

Esseri viventi capaci di aggiungere stimoli a quella vibrazione sottilissima che chiamiamo anima.

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