Salve (di nuovo) utenti di DeBaser!!! Questa è la prima recensione musicale che pubblico su questo sito e visto che tutti gli artisti che mi piacciono sono già stati recensiti da altri utenti, ho pensato di cominciare con una cantante assente su questo database: Kanon Wakeshima, cantante giapponese nata a Tokyo nel 1988. Ora, a tutti quelli che saranno tentati di far piovere 1 a disco e recensione, un piccolo appello: ascoltate prima di criticare! Perché, ve lo garantisco, se musicalmente qualcosa è brutto ed è stato creato esclusivamente per far soldi, io sono tra i primi ad evitarlo e "Shinshoku Dolce" non rientra affatto nella suddetta categoria di album. Ma non divaghiamo troppo e cominciamo con la recensione del disco.
La prima cosa che ho pensato quando ho ascoltato uno dei singoli estratti è stata: "Questa è la versione giapponese di Emilie Autumn!". Infatti lo stile di Kanon, pur avendo anche delle caratteristiche proprie, è palesemente ispirato a quello della violinista californiana: suoni elettronici e percussioni si mescolano a strumenti classici (e in questo disco si tratta del violoncello, di cui la cantante giapponese è un'ottima suonatrice). La sostanziale differenza tra le due sta nel fatto che, se in "Opheliac" a prevalere sono l'elettronica-industrial e i cori, che possono rendere alcuni brani inascoltabili all'inizio, in "Shinshoku Dolce" è il sopracitato violoncello a farla da padrone, cosa, questa, che facilita di molto l'ascolto dell'album. In parole povere: prendete "Enchant", l'album di debutto della Autumn, e sostituite il sound celtico e fatato con uno decisamente più orientato al dark e molto più classicheggiante.
Passiamo ora ad una analisi più approfondita del disco: sono presenti due strumentali, "Sweet Ticket" e "Sweet Dreams", che rispettivamente aprono e chiudono l'album. Il primo comincia solo con il violoncello, a cui però si vanno ad aggiungere tamburi, un'orchestra d'archi e sintetizzatori. Finisce efficacemente lasciando tutto in sospeso. "Sweet Dreams" è invece suonata interamente da un carillon e ritengo sia decisamente un buon modo di concludere un album. Ci sono poi i due singoli "Still Doll" e "Suna No Oshiro", che probabilmente sono le tracce più valide del disco: nella prima ci si ritrova trasportati in un'atmosfera vittoriana molto tetra, ma affascinante (questa, forse, la più grande somiglianza con la Aututmn) ed efficacemente creata dal suono gelido dei sintetizzatori-carillon.
L'altro singolo in questione ha un ritmo più veloce di "Still Doll", che invece è molto lenta, e si segnala per l'uso della voce della cantante, che parte sussurrando per poi prendere note più alte, oltre che per il pathos ottimamente ricreato. Parlando di vocalità, è qui che risiede il primo difetto dell'album: pur disponendo di un timbro molto grazioso e piacevole all'ascolto, l'estensione di Kanon è infatti molto limitata. Inizialmente non ci si fa caso, anche perché, grazie ad un sapiente uso del violoncello (suonato da lei) la voce passa in secondo piano, ma dopo un po' ci si stufa a sentire usare sempre le stesse note. Fanno eccezione tracce come "Maboroshi", in cui la cantante prova a dare un tono diverso alla sua voce, e "Kuroi Torikago" (traccia molto cupa), dove prova a prendere note un po' più basse, oltre alla succitata "Suna No Oshiro". Tra le altre canzoni particolare attenzione merita "Skip Turn Step", dal ritmo di valzer e un sound molto classico-ottocentesco.
In conclusione, abbiamo un disco tutto sommato buono, dotato di un sound originale e sicuramente non per tutti, ma non privo di difetti, che non gli permettono di andare oltre i tre pallini: sembra infatti che la cantante si sia copiata di canzone in canzone, ma attenzione! Con questo non intendo dire che sono indistinguibili l'una dall'altra, ce ne sono di lente e veloci, di romantiche e inquietanti, ma la struttura è sempre quella: introduzione strumentale, parte cantata, assolo di violoncello e ripresa del canto. L'impressione generale è dunque che Kanon avrebbe potuto fare di più: trovo che il talento e la creatività non le manchino, ma deve trovare il coraggio di distaccarsi dalle strutture da lei collaudate, inizialmente efficaci e magari anche sorprendenti, ma che dopo tre o quattro canzoni stufano. Quindi, voto sufficiente, ma si poteva (e si doveva) fare di più.
Spero che la recensione sia stata di vostro gradimento e ci vediamo alla prossima!;-)
P.S: non per essere insistente, ma ascoltate almeno qualche pezzo dell'album prima di esprimere un giudizio (consigliati i singoli e "Kuroi Torikago").
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