Posto che dire che "Kanye West è un genio" oppure che è il vostro "rapper preferito" non vi rende ne più giovani ne più progressisti agli occhi del mondo, si può anche provare a parlare seriamente di questo disco, ma non penso che l'abbiate capito a fondo, quindi procediamo per passi senza fare i difficili.
Proverò ad essere chiaro. Ok, l'avete già detto che questo disco è "un'opera rap", la monumentale ed egocentrica magnom opus del più grande genio sregolato dei nostri tempi, l'unico disco rap che riusciate ad ascoltare. E ok, avete anche già spiegato a tutti che "non è esattamente un disco rap", ma è più che altro "un'opera pop schizoide" che "rappresenta i nostri tempi difficili", e avete fatto di tutto per fingere di avere vent'anni e blablabla trump non trump la musica nera il produttore più geniale dei nostri tempi eccetera, ma alla fine la cosa è molto più semplice quindi via quella mano brichina dal cervello.
Semplicemente, boh... è un tipo un disco?? Ecco, direi. Sfancula in un secondo tutta la roba che siete soliti ascoltare? Boh, magari anche sì, però non è neanche l'unico a farlo, quindi se proprio sentite il bisogno impellente di sentirvi trasgressivi e mettervi in gioco abbocando a queste trappole accalappia-caproni, credendoli ascolti "alti", beh, mi spiace ma avete capito poco-un-cazzo.
Sì, "Runaway" dura nove minuti e passa, incredibile, però non è che una specie di asciugata in stile Queen vestita di barocchismi hi-fi anni Dieci è proprio un cosa così figa. Bello l'uno due finale, quella con Bon Iver e col tipo che legge la poesia, intensa davvero. Tutto il resto è assolutamente nella norma, a parte Nicki Minaj in "Monster", ma quando ci arriverete probabilmente avrà già cominciato a perdere di valore. Visto che non trovo davvero nulla di sigificativo da aggiungere su quanto detto in queste ultime tre righe, userò la restante parte di questo paragrafo per recensire la copertina, che ritrare l'amplesso tra angelo e diavolo (bravi: "il bene che si insinua nel male") ed è interessante e trasgressiva quanto il catechista che schiaccia il campanello e fugge.
Tante robettine ok (a parte quella che campiona Aphex Twin che è un calabrone vivo nell'esofago) e una robetta molto più che ok (il tragico tenore di "Power") confezionano un album che se non altro un po' di gente ha ascoltato. Se c'è una cosa più facile di fare un "Mellon Collie" in chiave rap, quella è fare un disco pazzerello, "libero" e anarchico in questi anni in cui ognuno fa comunque il cazzo che vuole, e Kanye West l'ha fatto in quel modo lì in cui molti lo fanno, a volte anche bene, quindi, ehm, sì dai. Alla fine è la testimonianza di un ubriaco che invece di finire fuori strada urta i guardrail da entrambi i lati, sbanda un bel po' e tornato a casa maschera la sua sbronza da Guinnes raccontandola al mondo come una perenne botta da funghi. Magari racconta cose vere, e magari no, ma magari trova qualcuno che gli crede, quindi alla fine cos'è che conta?
Carico i commenti... con calma