Mi accingo ora a parlarvi di questo disco, sebbene sia già De-recensito, perché trovo non gli sia stata resa giustizia. Dalle casse esce quello che probabilmente sarà l’ultimo lascito di Kaos. E’ una voce che gira da diverso tempo, ma ora è quasi certezza, perché il nostro lo ha confermato in alcune strofe cantate dal vivo ultimamente.

Dai testi di questo disco traspare la complessa personalità di Kaos, i suoi timori ed il suo orgoglio.
Dopo aver attraversato in tutta la sua estensione la storia del rap italico non riesce più a continuare, distrutto dalla sua stessa coerenza.

Lo smacco è come fuoco e brucia senza combustibile. Sembra incredibile ma credici lo stesso: conta dal primo giorno, sono 20 anni adesso

Vent’anni a spingere l’hardcore, qualunque cosa esso sia, sicuramente vent’anni dedicati corpo e anima a ciò che ama: sincerità e verità integrale. Senza alcun compromesso. Mai. Tre dischi autoprodotti a suo nome tra infinite fatiche, lottando contro le difficoltà di organizzazione e la voglia di lasciar perdere, che a tratti traspare in ogni suo lavoro. E poi le molteplici collaborazioni illustri con il panorama italico. Pur di non dover sottostare alle regole di chicchessia ha rinunciato ad avere il successo, a vendere, nonostante sia riconosciuto dalla stragrande maggioranza degli appassionati come il più grande degli MC italiani e ogni volta che lo ho visto a Milano sia stato accolto da una gran folla.
Le sue rime esprimono una molteplicità di sentimenti: l’orgoglio per essere rimasto puro, la fierezza malcelata di essere considerato il più grande e contemporaneamente il rammarico di non poter riuscire a campare dignitosamente della propria musica, l’amarezza verso l’ambiente discografico.

Tra tutto questo ci sono poi le solite cose, i difetti di cui purtroppo il rap è soggetto. Il rap che parla di se stesso, che incensa se stesso, che troppo facilmente cade in polemiche piuttosto vane.

E l’immensa personalità di Kaos, i suoi incastri metrici da infarto, le liriche sempre ispiratissime. E la sua voce. Una voce che esce dalle viscere: profonda, sofferta e ringhiante. I demoni dell’uomo trovano per un momento una voce che si presti alla loro dolenza.

“Col risultato che niente è più uguale se ogni immagine si sovrappone in modo casuale.
Perché quando il male è il solo modo per descriverlo,
Tocca viverlo in tempo reale e poi scriverlo.
Oppure inciderlo ma in modo permanente
Dividerlo tra chi lo ascolta ma non lo sente,
Perché stavolta niente è come te l'aspetti
"nel buio tu cammini con me" come gli spettri”
      

I pensieri ossessivi che bussano alla mente tormentata dall’insonnia, l’incognita di Dio, la passione per la musica, la dubbia etica del mondo contemporaneo. Una canzone fatta apposta per parlare ai pigri utenti di You-Tube, che dice ehi tu che stai guardando questo concerto da camera tua non ti divertiresti di più qui tra noi? Collaborazioni con Turi, i Colle Der Fomento e una specie di riconoscimento ufficiale delle nuove leve, la collaborazione con i Club Dogo. A tratti si avverte anche uno sdoppiamento pirandelliano tra l’uomo e il rapper intransigente che esso incarna.

Sai che ti dico amico?
Altro che vecchio, sono antico.
E dando retta allo specchio
Sto guardando un fallito
Tipo non ti ho sentito, è a me che stai parlando?
oppure stavi aspettando il tuo rapper preferito?

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