Mondiali di calcio del '66: Inghilterra e Germania Ovest in finale. Chissà se Stockhausen ha guardato la partita in tv: di certo egli era ben consapevole che gli inni nazionali dei più diversi paesi venivano trasmessi dalle radio e dalle televisioni in occasione di eventi sportivi o politici, e in generale nelle occasioni ufficiali. Gli inni nazionali come oggetti musicali popolari e familiari a tutti, dunque: da qui l'idea di integrarli in una composizione musicale, "Hymnen" appunto.
Periodo di realizzazione: 1966-1967. Durata: poco meno di due ore. Genere: musica elettronica. Stockhausen sceglie il mezzo elettronico per il suo affresco sulla musica del/dal mondo perché gli inni nazionali non sono semplicemente citati ma, per usare il termine coniato da Stockhausen, intermodulati: il ritmo di uno fuso con l'armonia di un altro, questo risultato poi fuso con la curva dinamica di un terzo inno, eccetera. Solo l'elettronica rendeva possibile tutto questo.
Struttura del pezzo: quattro ampie "regioni". Alcuni degli inni utilizzati: L'Internazionale (cioè l'inno dei lavoratori) e La Marsigliese (Regione I); Germania, inni africani, Urss (Regione II); ancora Urss, USA, Spagna (Regione III); Svizzera e inno del regno utopico di Pluramon, con citazioni da Ghana, Urss e dall'Internazionale (Regione IV). L'inno russo viene interamente ricostruito con suoni elettronici (per gli altri vengono usate registrazioni su nastro): i suoi 112 accordi vengono scomposti nota per nota da Stockhausen, che li ricompone un suono alla volta con onde sinusoidali poi distorte e ridefinite timbricamente con un filtro. Un lavoro bestiale, e solo per un inno.
Ma gli inni nazionali, che rimangono quasi sempre sullo sfondo del pezzo e che hanno meno rilevanza acustica di quanto si potrebbe pensare, non sono che uno tra i diversissimi materiali sonori del pezzo: si inizia con i suoni registrati da una radio a onde corte (ben prima delle web radio, servivano a recuperare i segnali, deboli e lontani, provenienti dal mondo). C'è uno strano croupier (a cui presta la voce lo stesso Stockhausen) che si aggira lungo le due ore di questa musica lanciando di tanto in tanto, in francese, i suoi avvisi: "Faites votre jeu, Messieurs, dames, s'il vous plaît", "Messieurs, dames, rien ne va plus".
C'è una fuga costruita su quattro voci (l'elettronica tace) che ripetono la parola 'rosso' in quattro lingue. Ci sono brandelli di conversazione tra Stockhausen e i suoi collaboratori, registrate più o meno accidentalmente in studio, e molto altro, compreso un angoscioso respiro (indovinate: di Stockhausen) che appare negli ultimi dieci minuti della quarta Regione e porta a conclusione questo ambiziosissimo pezzo.
Come già era accaduto per "Kontakte", anche "Hymnen" esiste in più versioni: per soli suoni elettronici; con solisti (quattro esecutori all'electronium, viola, gong e pianoforte suonano in sincrono con i suoni elettronici); con orchestra, che può intervenire nella conclusione della seconda Regione e in tutta la terza.
Vivamente consigliata l'edizione discografica della Stockhausen-Verlag, che non trovate nei negozi di dischi né su Amazon: è un cofanetto di 4 cd che raccoglie la versione per soli suoni elettronici e quella con solisti. Il libretto del cd, tedesco/inglese, ha 196 pagine (!), 33 fotografie e parecchi diagrammi. Costa 71 euro, e sono soldi spesi bene.
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