Ancora un album, il sesto in tredici anni di carriera per i Kasabian, e ciò è notizia per chi li ricorda esclusivamente per l'ufficiale entrata nelle classifiche grazie a brani dance pop quali "Eez-eh" o la ballata "Goodbye Kiss", tra i pezzi più sfacciatamente commerciali della loro non lunghissima ma intensa carriera. Per chi, infatti, non conoscesse nel dettaglio la band di Leicester dagli esordi del 2004 segnati dall'eccentrico omonimo disco "Kasabian", questo ritorno alle scene con "For Crying Out Loud" rappresenta un ulteriore conferma, ove dovesse essercene bisogno, dell' estrosità abbinata alla furba capacità d' impastare che la band capitanata da Serge Pizzorno (nelle vesti di produttore ancor prima che musicista) riesce ad affermare attraverso una propria identità caratterizzata da un suono dentificabile in uno stile oramai per lo più personale.
"Il Rock è morto" disse Serge Pizzorno (non una notizia) in un'intervista rilasciata poco prima della pubblicazione del disco "48:13" e io ci aggiungo che, con una produzione che spazia volutamente in maniera libera abbattendo i perimetri del rock, del pop e dell' elettronica, i Kasabian consapevolmente contribuiscono a ciò; il che non vuol dire non godere di riscontri che meritino rispetto.
Pronti, partenza, via, l'album sprigiona immediatamente buona parte del suo gettito tamarro, il minimo garantito in ogni lavoro, col singolo "Ill Ray (The King)", sponsorizzato con un videoclip che ha visto protagonista l'attrice Lena Hadley (Cersei Lannister in Game Of Thrones); il pezzo, caratterizzato da un ritmato martellante, sembra essere già pronto per un potenziale remix dance. A "You're In Love With A Psycho" è spettato il compito di entrare di prepotenza nelle radio, grazie all'andamento melodico della linea di un ispirato Tom Meighan che difficilmente sbaglia un colpo quando si tratta di scrivere qualcosa di trascinante, shickoso e intenzionalmente banale. Coinvolgente la martellata vecchio stile "Twentyfourseven" che per produzione rimanda ai ritmi dei primi due album, nell'attesa che Pizzorno torni a fare ciò che tanto gli piace, ovvero la prima donna nel ritornello di "Good Fight", buon brano che nonostante un cliché al limite del ridondante non si fa dispiacere. Resta che, sentire qualcosa di già ascoltato dopo poche tracce, fa pensare che i pericoli dovuti ad un calo d'ispirazione siano dietro l'angolo e, infatti, si manifestano in brani quali "Wasted" e soprattutto in "Are You Looking For Action?" dove perfino l'ascoltatore meno attento, se conoscesse il passato del gruppo, riuscirebbe a cogliere la riproposizione accelerata di "Re-Wired", uno dei singoli che trascinò quello che è considerato uno dei loro lavori riusciti meglio, "Velociraptor!"
Fortunatamente i Kasabian ci hanno abituati a non demordere e a perseverare nell'ascolto dell'album dato che, in diversi casi, proprio alla fine dei loro dischi vengono riposti alcuni dei brani migliori della loro carriera. L' acustica "All Trough The Night" pur restando nel collaudato perimetro musicale della band di Leicester, suona bene e, seguita da una passabile "Sixteen Blocks", apre al brano probabilmente più interessante dell'intero disco; il singolo dal grande potenziale "Bless This Acid House", scostandosi da buona parte della struttura di composizione dell'album, regala un ritmo vincente e un ritornello trascinante. Meighan e Pizzorno confermano di aver fatto centro parlando all'indomani della pubblicazione dell'album, di canzoni che vogliono essere rock e suonare allo stesso tempo retrò e il brano in questione è uno di quelli che insieme all'altro singolo "Comeback Kid" alzano la media di un album tutto sommato discreto.
In "For Crying Out Loud" non c'è posto per malinconie né per eccessivi inni alla gioia, c'è solo un velato positivismo figlio di esperienze personali, tanta voglia di far divertire riportando i brani dal vivo e un po' di Leicester che diventa campione della Premier League proprio durante le registrazioni.

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