Conoscevo questo gruppo da tanto tempo ma solo il 7 marzo di quest'anno ho visto un loro concerto dal vivo e hanno confermato al cubo quello che già pensavo: eccezionali! E ve ne parla uno che sul fronte hard-core e affini si tiene quella decina di lavori variegati e che in linea di massima quella roba gli sembra tutta uguale e noiosa (in senso buono) nella sua ripetitività.

L'impatto di questi cechi è anche stimolante nella loro proposta di "krishnacore". Si perchè 'sti qua sono degli Hare Krishna... di un arancione un po' particolare. La meditazione proposta è un po' movimentata ma mi trova in linea, da uno che pratica yoga da ormai trent'anni. Io dico: ce ne fossero di meditazioni accompagnate dalle atmosfere di Sergius Golowin, Klaus Wiese e Popol Vuh, ma non basta. Qui invece non c'è neanche l'ombra del velo e il paradigma della rarefazione viene stravolto, gli arancioni ci presentano il chaos del cammino verso l'illuminazione, e il tentare di accendersi non è pacifico, è un bel casino, è distruzione interiore che quando si rivela fisicamente deflagra inevitabilmente in un maelström di rumore primordiale.

Qui non se ne sbaglia una, di solito dischi di questo genere sono monotoni, dopo due tre pezzi lo scroto tocca terra, invece la piacevole sorpresa è che i "non vedenti" aprono a illuminazioni concitate ad ogni pezzo. La cadenza è impeccabile, ciondoliamo formicolati da bordate di rumore che risulta l'eco della nostra anima incazzata che redarguisce violentemente il corpo di appropriarsi della proprietà.

Ed ecco la chiusura del cerchio con la maglietta che vendono ai concerti: Nejsme Tohle Tělo (Non siamo questo corpo), con la guarnizione della "carrozza" disegnata e sotto il loro nome Kashmir 9:41. E quel numero 941 dove ci comunicano che sono sulla strada giusta per arrivare a mille, quei mille petali del chakra "corona", il chakra definitivo. Ci dicono: "Stiamo arrivando! Venite con noi?" È qui il "vaccino" giusto...

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