"Tu sarai al di sopra di tutti gli altri discepoli. Perché tu sacrificherai l'uomo che mi riveste".
Cristo a Giuda
Contrordine! Fermi tutti.
Non era Giuda quello cattivone, stronzo, traditore che ci hanno fatto credere all’oratorio in tutti questi anni.
Anzi.
Lui, il Giuda detto L'Iscariota, s’è imolato per realizzare il Disegno Divino, sacrificando la sua dignità pur di assecondare il volere del Figlio di Dio.
Questa è più o meno la tesi che si coglie dalla pubblicazione di questo martoriato “Il Vangelo di Giuda” (Ed. White Star 2006), basato sulla traduzione meticolosa ad opera di Rodolphe Kasser, Marvin Meyer e Gregor Wurst, tre affermati studiosi che hanno ricostruito minuziosamente i resti di questo antico papiro ritrovato semi-distrutto che, dopo svariati passaggi da collezionisti privati a musei vari, è riuscito a interessare la National Geography Society che assieme alla Waitt Institute for Historical Discovery, ha sovvenzionato l’intera operazione culturale di restauro e traduzione.
In breve, pare che il papiro (o quel che ne resta), appartenga a un periodo storico prossimo tra il 220 e il 340 D.C. ed è stato scritto nell’antica lingua Cropto anche se certi idiomi ed espressioni lo avvicinano al greco o a certi dialetti egiziani.
Molte istituzioni ecclesiastiche e religiose hanno sempre rifiutato l’idea che ci fosse la possibilità di un Vangelo "apocrifo" diverso dai 4 ufficialmente accertati e non è nemmeno la prima volta che appare una versione gnostica di un Vangelo scritto da mano differente. Ricordiamo che gli gnostici credevano nell'esistenza di una fonte suprema di ogni bene, che per loro era la mente divina, al di fuori dell'universo fisico. Una tesi affascinante che ben si sposa con una certa visione olistica dell’esistenza tipica di quest’ultimo periodo prossimo all'Era dell'Acquario.
Interessante però, la rivalutazione e la riqualifica del personaggio di Giuda che fino a ieri, da archetipo dell’ebreo cattivo, aveva catalizzato su di sé l’odio e la rabbia secolare del mondo intero.
Ecco che invece, questo librone (che su 174 pagine, in realtà, contiene almeno 134 pagine di prefazioni, postfazioni, analisi, bibliografie e interpretazioni…) rivaluta la figura dell’Apostolo Traditore e lo riabilita come figura devota al volere del Messia che quando lo tradirà nel campo degli ulivi, lo farà unicamente per ubbidire a quello che gli è stato chiesto, consapevole del fatto che su di lui si scaglieranno gli altri apostoli ignari di tutto.
Al di là di questo, il testo risulta abbastanza criptico e pesante da leggere, forse per le numerose parti mancanti, le righe omesse o rese illeggibili dall’usura. Considerando poi il salto temporale di 2 o 300 anni (la data presumibile della trascrizione, davvero enorme se si pensa a quanta mistificazione possa essere intercorsa nel frattempo, tra un passaggio orale e l’altro) si fa fatica a considerare davvero quest’opera come “Strabiliante” o “Rivoluzionaria” (come promettono gli strilli sul retro di copertina) tanto più che, ripeto, la parte prettamente interessata oggetto del titolo occupa appena una 40ina di pagine su 174!
Si ha il sospetto invece che, a giro lungo, l’intera operazione sia stata architettata come una Grande Operazione di Marketing progettata ad arte per vendere come “eccezionale” il contenuto di qualche foglio di papiro semi decomposto che, di rivoluzionario o scioccante, a conti fatti, ha davvero poco.
La cosa più innovativa invece che più mi ha colpito, giusto per non essere del tutto negativo, è che Gesù, a differenza degli altri Vangeli conosciuti, qui ride tantissimo o come dice Rodolphe Kasser nell’introduzione del libro: “Ride delle debolezze dei discepoli e delle assurdità della vita umana. La morte, in quanto abbandono di questa insensata esistenza fisica, non deve essere motivo di paura né di timore. Lungi dall'essere un'occasione di tristezza, la morte è il mezzo attraverso il quale Gesù viene liberato dalla carne, al fine di poter fare ritorno alla sua dimora celeste e Giuda, tradendolo, aiuta l'amico a sbarazzarsi del corpo e a liberare l'intimo se stesso, il sé divino”.
E solo queste poche parole, valgono da sole la spesa dell’acquisto.
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