So bene che questo disco è stato già recensito, ma voglio comunque continuare a scrivere. Questo è un album che mi ha fatto appassionare al Doom come pochi altri, che crea in me stati d'animo come mai nessun disco ha provato a fare.
I Katatonia non sono stati i percussori del doom/death metal, è vero, ma hanno saputo creare uno stile inconfondibile che oggi è il punto di riferimento di tantissimi gruppi della oramai ridotta scena doom/death/black metal (Forgotten Tomb su tutti).
Tuttavia, questo è un album che può essere considerato doom estremo quasi solo per i temi trattati e la voce. La batteria e la chitarra, infatti, risultano più veloci rispetto agli standard normali del genere. Una cosa che comunque riuscirà a colpirvi al primo ascolto è la voce di Mikael Åkerfeldt, cantante e chitarrista divenuto famoso con gli Opeth. Quest'album vede la sua partecipazione, che viene giudicata dalla critica una delle performance migliori, con uno dei growl più convincenti della storia del metal. Jonas Renske, invece, leader e fondatore dei Katatonia, ha pieno controllo delle parti vocali solamente in una traccia e per il resto gli vengono affidati solo pezzi di testo in screaming, per via di problemi legati alle corde vocali (motivo per cui nei prossimi anni vediamo la totale scomparsa di parti con voce "sporca"). E' lui, inoltre, ad occuparsi della batteria.
La traccia iniziale è intitolata "Brave" e ci ritroviamo completamente immersi nelle atmosfere apocalittiche, che accompagnano la nostra anima nella più totale solitudine, come intrappolata in un vortice fatto di sole apparenza e di verità nascoste.
"If you didn't know
All the moments
When I lose myself
I would tell the world
I'm catching flies by now
Speaking to someone
Breaking the windows
This house is dead"
I riff utilizzati sono davvero incantevoli, pur essendo ripetuti per tutta la durata della canzone (10:17). Questo però non è da considerarsi un difetto, è un modo per poter rendere il senso di oppressione più marcato.
La traccia successiva è "Murder", che procede con la stessa intensità senza perdere colpi, soprattutto grazie ad un primo riff di chitarra abbastanza corposo e che effettua uno stacco naturale ad un ritmo più lento. La voce viaggia sullo stesso ritmo dei riffs e della batteria, che batte in 4/4. Al termine, incomincia subito "Day", cantata in clean vocal da Jonas Renske. Il testo della canzone, seppur breve e ripetuto più volte, risulta carico di emozioni che crea insieme alla voce sofferta quasi uno stato di apatia totale:
"Your smile has decayed
It will never be the same
I never thought I would laugh again
I should be knowing this, it used to be me"
Al contrario delle prime due traccie, non troviamo riffs di chitarra, bensì solo passaggi tastierosi che perdono un po' del loro fascino iniziale sul finire, risultando ripetuti fin troppe volte. Ecco che comincia "Rainroom", a mio parere non il punto debole dell'album come molti dicono, ma uno dei maggiori manifesti di rabbia e supplica fatta a canzone:
"We saw it all pass by and you went by
And I can't control anything
When you said that life can't be what you want
And I really want everything
When I pray
When I believe"
Si può notare anche che Jonas fa nuovamente la sua comparsa, questa volta con la voce in screaming. Sembra essere un gemito disperato, che fa da sfondo a paesaggi tetri e angusti.
A questo punto, il diamante più splendente dell'album viene avanti, "12". Partono subito toni di rassegnazione, incantata da un alone di misticismo, che ci rimandano a uno dei testi più tristi mai scritti:
"Black theatre of love
Violet dances cast their blood
The moon gave me flowers
For funerals to come
12 shapes bow before her
I am still one of them
12 morbid ways to die
Her beauty scares me"
Ecco giungerci alla conclusione dell'album, "Endtime", un titolo quasi da concept album legato alla fine di un capitolo della nostra vita: la morte, il sonno eterno.
Facendo un ultimo accorgimento a livello tecnico, possiamo ritenerci soddisfatti della produzione elevata per gli standard dell'epoca e piuttosto attratti dall'artwork, raffigurante un uccello morto. Un po' di fantasia in più in effetti non avrebbe fatto male.
A conti fatti, avendo analizzato uno dei lavori meglio riusciti dei Katatonia in tutte le sue sfaccettature, possiamo ritenere "Brave Murder Day" un album che ha voluto "abbattere", musicalmente parlando, le barriere del doom come era stato concepito fino alla scorsa release "Dance of December Souls", creando album dopo album accorgimenti sempre diversi e portando i nostri Katatonia a cambiare pelle in continuazione, come si addice ad un vero artista.
Questa è la mia prima recensione, spero che non risulti noiosa e che possa essere una valida alternativa a quella già proposta.
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