1993: a quei tempi il metal estremo scandinavo era monopolizzato da due generi devastanti e ferali. Sto parlando del death metal, il death metal caratteristico di bands come At The Gates ed Entombed e del black metal norvegese con i suoi Mayhem, Darkthrone, Emperor e compagnia urlante.
Alcune bands, però, decisero di discostarsi dalla velocità e dall'impatto devastante di queste due forme di metallo e, pur non rinnegando certe caratteristiche tipiche sia del death che del black, preferirono avvicinarsi alle atmosfere plumbee e decadenti del doom anglosassone.
Una di queste validissime formazioni risponde al nome di Katatonia e rimane, a parere mio ma anche di molte altre persone, una delle più grandi ed incompiute realtà nella storia del doom. Il gruppo, infatti, dopo alcuni anni di "tetra" attività preferì orientarsi verso altri lidi e verso altre soluzioni, sposando la causa di un rock alternativo ed emozionale. Ma evitiamo di spingerci in là con gli anni e cerchiamo, al contrario, di rimanere con la mente e le orecchie in quei terribili primi anni novanta.
Blackheim (basso e chitarra), Lord Seth (Batteria e voce) e Dan Swano (keyboards) erano tre giovanotti svedesi amanti dei Celtic Frost, dei Bathory e di quelle tristi anime albioniche che rispondono al nome di Paradise Lost e My Dying Bride. I ragazzi, in realtà, non disprezzavano nemmeno bands extra-metal come Joy Division, Pink Floyd e Slowdive ma, almeno ai tempi, questi loro ascolti non influenzavano minimamente la proposta musicale dei Katatonia.
Prima di dare alle stampe il loro controverso debutto, la band immise sul mercato una versione EP della loro prima demo dal titolo "Jhva, Elohim, Meth..The Revival ", grezza perla della quale voglio parlare.
Lo stile è ancora acerbo e risente delle pesanti influenze degli antesignani del genere ma, ascoltando ben benino le canzoni in questione, emerge una certa personalità, personalità che caratterizzerà i nostri per un certo periodo e che culminerà, nel 1996, in quel gioiello d'album intitolato "Brave Murder Day".
Si parte con il suggestivo intro di "Midwinter Gates" e si entra, dopo qurantatre secondi, nella furia blasfema di "Without God". Un brano che sa essere black metal ed allo stesso tempo doom ma che, forse più degli altri, riesce a regalarci dei Katatonia incredibilmente epici e malvagi .
E' la volta di "Palace Of Frost", cadenzata e pesante, canzone in grado farci comprendere quale sarà la direzione che i nostri intraprenderanno di lì a poco.
"The Northen Silence" è, senza ombra di dubbio, il migliore dei tre pezzi in esame. Un inizio lento e catacombale che, in breve, si snoda in accelerazioni semi-black per giungere al cospetto di un riff stellare e pieno di fascino, riff sul quale l'urlo di Lord Seth si staglia in maniera impressionante. Grandioso!
Come "outro" compare la non molto originale "Crimson Tear" che però, se collegata all'atmosfera complessiva che regna sovrana sull'album, fa comunque la sua modesta figura.
A chi vuole avvicinarsi all'oscuro mondo dei Katatonia non consiglio questo Ep ma altre uscite del combo svedese. Per quelli della "congrega", invece, questo "Jhva, Elohim, Meth...The Revival" è un acquisto obbligatorio!
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