Grigio, malato, cupo, disperato, violento, alto, troppo alto... cioè Last Fair Deal Gone Down. Noto che Jonas Renkse maturò, e non di poco il cantato. Ovviamente anche i Katatonia non passeranno inosservati con quest' album, molto ricco di note, voci filtrate, melodie sempre sorprendenti, chitarre alternate tra la limpidezza assoluta e la cupezza più grave, così come la voce, ora pacata, ora sofferta e supplichevole. Quest'album ha tutte le carte in regola per diventare un futuro capolavoro. Assolutamente si! I Katatonia con quest'album si sono lasciati alle spalle lavori importanti come "Discouraged Ones" e "Tonight Decision", entrambi album di straordinaria bellezza, dal suono molto più cupo rispetto a LFDGD che si sposta verso un suono più post ma senza tradire il marchio Katatonia. In poche parole quest'album è più arioso, più ricco di note, come già ho detto, ma non per questo meno cupo... anzi!

Adesso cercherò di descrivere con parole le note rinchiuse dentro questo favoloso digipack. "Dispossession" apre il disco. Potete notare una chitarra crescente, un inizio cupo, soffocante, straordinariamente molto bello veramente, dopodichè l'entrata della batteria pesantissima come al solito, e il pezzo inizia, la chitarra ne traccia un assolo, alternato con un'altra chitarra distorta che arricchisce i suoni rendendoli forti, duri, e abbastanza cupi. Poi inizia lo splendido cantato, lieve, dolce, malinconico, la voce è molto pulita e fragile. Passiamo a "Chrome", un basso e due chitarre: una ritmica l'altra solista. Effetti filtrati, sbiaditi, carichi di adrenalina, e il solito morbido cantato, via via il pezzo si ritrova in alto grazie ad un assolo formidabile, un assolo gigante che innalza il pezzo, che poi riprende daccapo, e svanisce sfumando. "We Must Bury You": ti prende e non ti lascia più, una canzone di due minuti e mezzo circa, ossessiva, invocatrice, trascinante, con un ritornello a due voci. In questo pezzo brilla soprattutto la ritmica della chitarra, presente in quasi tutta la canzone, con delle percussioni ipnotiche, le chitarre si accendono e si spengono improvvisamente, lasciandoti cadere in un finale vorticoso. "Tear Gas", piace anche a chi non ascolta questo genere di musica, lo so perchè ne ho avuto la prova. "I Transpire" non dà spazio per respirare, il respiro lo prende tutto lei da sola, se siete claustrofobici state attenti. Note sempre più oscure, voci sempre più filtrate, arpeggi, basso malaticcio, molto sottile, vellutato, le chitarre impazzano con dei su e giù, arpeggi assolutamente elaborati tecnicamente, un gioiellino di canzone. Ma finalmente potete respirare con "Tonight Music". Un pezzo tendente verso il romantico, l'iniziale arpeggio la dice lunga, sopra un cantato elegante e di stile. Il pezzo fluisce e fila liscio come l'olio.

"Clean Today": stavolta sono i piatti ad aprire il pezzo. Qui la voce incomincia a riscaldarsi, è più ampia, aperta, la chitarra sfocia con dei riff aggressivi, la batteria è martellante, ossessiva, impietrita, il tutto per poi colmare l'anima con l'iniziale "Passing Bird", impossibile restare impassibili di fronte a questo capolavoro di canzone. Qui a prenderne il posto sono i violini, teneramente addolciti, come degli uccellini in primavera, assieme ad una chitarra pulita... e inizia l'orgasmo. Via via che il pezzo scorre vi renderete conto di come possa mutare la voce, dalla spensieratezza alla malattia. Uno stacchetto interrompe il pezzo e ne lascia il posto ad una chitarra grigia, cupa, e violenta, una lama a doppio taglio. Ma siamo agli sgoccioli di questo capolavoro, ed è arrivato il momento di passare a "The Future Of Speech" anche questa coinvolgente e passionale, la batteria è tranquilla, la chitarra, si limita a qualche arpeggio, ma passati i due minuti un accenno di chitarra che sembra essersi agitata, per poi cadere nel nulla, con una batteria a singhiozzi. "Sweet Nurse", ci dà il benvenuto con un effetto di chitarra melodico, qui la voce si fa triste, la batteria scivolosa ma sempre impassibile, dura, cinica. Fluisce alla grande questo pezzo, fino ad arrivare ad un assolo finale simile a quello iniziale, che scorre come una cascata che ci riempie di note e di brividi. E siamo arrivati alla fine, adesso tocca a "Dont' Tell A Soul", per prima cosa la batteria sostituisce le bacchette alle spazzole (questo solamente all'inizio) la melodia è graziosa, invitante, con una tastiera che sembra imitare qualche strumento a fiato, una piccola orchestra... e poi la chitarra cancella tutto con riff che tagliano la gola, per un finale sorprendente, che subito dopo sareste tentati a premere un altra volta il pulsante (Play) perchè vi lascerà una strana sensazione, che non vorreste abbandonare più.

Un grande merito va all'artwork del maestro Travis Smith, che ancora una volta ha fatto centro... peccato non poter entrarci dentro... ma se aprirò bene le orecchie forse...

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