La svolta più importante della carriera di Kate Bush è forse rappresentata dalla collaborazione al fondamentale terzo album di Peter Gabriel. Grazie a quell’incontro Kate decise di avere un maggiore controllo sulla registrazione dei suoi album e ottenne di co-produrre l’album “Never For Ever” (1980), disco di transizione tra la Kate bambina prodigio di fine anni ’70 e la Kate signora indiscussa del pop sofisticato dei decenni successivi.

Forte dei risconti ottenuti (“Never For Ever” fu il primo disco di una donna inglese a raggiungere il primo posto in UK) Kate decise di produrre completamente da sola l’album successivo e il risultato fu quello che è forse il suo capolavoro, “The Dreaming” (1982), un gioiello di bizzarra creatività in cui sogni, visioni, incubi, psicosi e passioni si intrecciano in trame complesse e ardite senza mai concedere una tregua all’ascoltatore.
Il disco lasciò spiazzati critica e pubblico, l’eccentrica ninfetta dei primi tre album era sparita portandosi con sé le sue canzoni capaci da far cantare una nazione come “Wuthering Heights”  o “Babooshka”  e per la prima volta nella sua carriera Kate si trovò a sperimentare l’insuccesso.
 Col senno di poi risulta chiara l’importanza di questo album non solo per la carriera della Bush (in un certo senso, il celebratissimo “Hounds Of Love” si può vedere come una versione più “educata” di “The Dreaming”)  ma anche per molte artiste che nei decenni successivi ne avrebbero proseguito il discorso, prima fra tutte Bjork i cui sperimentalismi (vocali e non) devono molto a questo album.

E’ difficile segnalare alcune canzoni in particolare perché tutte meritano un applauso.
L’album si apre con la martellante sete di conoscenza di “Sat In Your Lap” (“Some say that knowledge is something sat in your lap / Some say that knowledge is something that you’ll never have”) per proseguire con il racconto con pesante accento “cockney” di una rapina in banca in “There Goes A Tenner”. “Pull Out The Pin” vede Kate nei pani di un Vietcong dilaniato tra l’istinto di sopravvivenza che gli intima di uccidere il soldato americano che ha di fronte e la consapevolezza che è un normale essere umano esattamente come lui (“Just one thing in it / Me or him / And I love life!”). “Suspended In Gaffa” è un meraviglioso valzer psicotico dal testo criptico (sin dal titolo!) mentre “The Dreaming” si critica il trattamento dell’uomo bianco nei confronti degli Aborigeni australiani. Proprio in questo brano l’influenza di Gabriel è più visibile, l’intricata sezione ritmica e l’arrangiamento etnico (in cui spicca il didgeridoo di Rolf Harris) ricordano da vicino certe atmosfere del quarto lavoro del collega, uscito lo stesso anno.
In “Night Of The Swallow”  Kate interpreta ben due ruoli: nelle strofe è la moglie di un contrabbandiere che cerca con ogni supplica e minaccia di impedirgli di compiere un volo mentre nei ritornelli il marito è i l marito che risponde, la voce che come il suo aereo si eleva fino ad altezze vertiginose sorretta da un efficace arrangiamento irlandese.
“Houdini” è divisa tra due piani temporali separati, da un lato si ha la moglie del mago che dopo la sua morte partecipa a sedute spiritiche per sbugiardare i sedicenti medium che affermavano di essere in contatto col marito, dal'altro si ha l'angosciante ricostruzione di uno dei mozzafiato (in tutti i sensi!) exploit di Houdini. Piccola curisoità: la copertina dellalbum è ispirata proprio a questo brano, con una cotonatissima Kate-Sig.ra Houdini che si appresta a passare al marito con un bacio la chiave delle catene che lo imprigionano.

La gemma del disco arriva però solo in chiusura, "Get Out Of My House" precipita l'ascoltatore in un incubo di distorsioni, grida straziate e ritmi inclazanti che si conclude con la Bush trasformata in asino a ragliare (!!!), un assoluto caploavoro visionario di produzione e interpetazione vocale.
Nel complesso, un album sicuramente difficle dove coraggiosamente la Bush non si è posta limiti  e per la prima (e forse unica) volta ha sfruttato le enormi potenzialità della sua voce al 100% e ha lasciato briglia sciolta alla sua fantasia di prodduttrice realizzando dieci complessi brani potenti e indimenticabili. Da riscoprire.

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