Presentatasi nel 2007 al grande pubblico come una ragazza tutto sommato normale, un po' cicciottella e con la passione per un look molto anni '60, nonché con degli ottimi gusti in fatto di musica, Kate Nash, con il suo brillante debutto "Made of Bricks", era riuscita ad affermarsi come una delle più promettenti cantautrici del panorama brit-pop. Tuttavia, a differenza di colleghi e colleghe che preferiscono, nella maggior parte dei casi, continuare la propria carriera artistica sulla scia del debutto per non rischiare di deludere i fan (e le case discografiche), questa talentuosa ragazza ha subito, a partire dal secondo album "My Best Friend is You", un progressivo cambio d'immagine che l'ha portata a diventare, da semplice ragazza di città, una donna decisamente più aggressiva e matura, nonché convinta femminista. Il sopracitato album era però un lavoro di transizione e, nonostante la presenza di brani molto rockeggianti, lo spirito di Regina Spektor che permeava l'intero "Made of Bricks" era ancora ben udibile, soprattutto nelle tracce in cui era presente il pianoforte. "Girl Talk" rappresenta dunque per Kate Nash il disco della svolta e le tracce dell'influenza "spektoriana" sono ridotte ai minimi storici e più precisamente nelle sole "Labyrinth" e "Oh".
Il resto dell'album viaggia invece su lidi completamente diversi: sonorità punk e garage-rock aleggiano per tutto il resto dell'ascolto, sia quando danno vita a pezzi ruvidi e grintosi ("All Talk", "Sister" e "Cherry Pickin") sia quando invece fanno da contorno a testi ironici e pungenti, che Kate scrive sempre bene ("OMYGOD!" e il poco riuscito, ma comunque lodevole esperimento rap di "Rap For Rejection"). Notevoli sono però anche i lenti (la già citata "Labyrinth", "Part-Heart" e l'acustica "You're So Cool, I'm So Freaky") e quelli in cui le sonorità rock del disco si fondono con il pop dai testi confidenziali a cui la Nash ci aveva già abituato in precedenza ("Are you There, Sweetheart?" e "3AM", con un arrangiamento diverso avrebbero potuto benissimo essere inserite in "Made of Bricks"). Dove però la nostra dà il meglio di sé è dove taglia quasi completamente i ponti con il passato: eccoci dunque presentate due tracce dal piglio cinematografico quali "Lullaby for An Insomniac" con il suo azzeccatissimo crescendo orchestrale finale e l'ottima "Death Proof" con la sua chitarra molto "tarantiniana". Valore aggiunto al tutto è la voce di Kate: sempre accattivante, espressiva e particolare, riesce infatti a essere pungente e aggressiva (le parti in cui urla ricordano un po' Janis Joplin), ma anche dolce e intima come ai tempi di "Mouthwash" e "Foundations".
Quella che Kate Nash ci propone con "Girl Talk" è dunque una svolta, forse non definitiva, rispetto ai precedenti album, svolta che viene condensata in un disco che forse non conterrà chissà quale capolavoro da tramandare ai posteri, ma che va comunque lodato se non altro per il fatto che mette ben in evidenza il fatto che la sua autrice ha ben in mente quale percorso artistico e musicale seguire e che, almeno per ora, non abbia la benché minima intenzione di conformarsi ai gusti del pubblico o delle case discografiche. Un disco con i suoi alti e bassi, ma generalmente godibile e meritevole di attenzione e confezionato con passione da un'artista in continua evoluzione che merita di essere seguita.
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