La fine di un millennio di un mondo in rovina. Lo scenario in cui si susseguono i fatti immaginati e trasposti in questa pellicola è terribilmente cupo, in bilico tra gli orrori metropolitani dei ghetti e l'immaginario cyberpunk caro ai vecchi romanzi di Science Fiction.

Nel 1995 viene presentato in sordina questo "Strange Days", e viene accolto dalla critica come una nuova gemma oscura della filmografia thriller/d'azione. Come spesso accade per prodotti del genere, il pubblico non rispose con grandi apprezzamenti: trama complicata, azione tutt'altro che pirotecnica.

Lenny Nero, diligentemente interpretato da Ralph Fiennes, è il classico ex poliziotto che sfrutta la passata esperienza per muoversi oltre limiti della legalità spacciando una nuova droga, lo "squid", ovvero degli innesti rimovibili da applicare sul capo, vivendo in stile realtà virtuale esperienze passate preregistrate: se il venditore di squid aveva registrato se stesso mentre faceva sesso o correva sulla spiaggia, il consumatore poteva sentire l'emozione del'orgasmo e la fatica dell'affondo dei piedi nudi nella sabbia. Il tutto a danno delle povere cellule celebrali già messe alla prova con le droge tradizionali e lo stress della vita quotidiana.

Quando a Lenny viene pervenuto un nastro di squid contenente un omicidio, la questione si complica, facendo emergere vecchi spettri del passato, cospirazioni, follia.

Eccellente è il ritmo col quale vengono mostrati gli eventi: siamo lontani dai ritmi forsennati dei film usa-e-getta che narcotizzano le nuove generazioni, ma il film lungo tutto il suo minutaggio riesce a non peccare di pedanteria, non ci sono momenti di noia.

La Los Angeles proposta, attorno al 31 dicembre 1999, è in preda all'anarchia repressa violentemente dalle ottuse forze dell'ordine, e i suoi vari aspetti non sono del tutto definiti: non è solamente una fredda analisi di una società futurista (per il '95), ma si raggiungono punte figurative notevoli, quasi fosse che tutta la vicenda sia a sua volta un trip dalla droga "celebrale"di cui sopra. Un contenitore oscuro e pessimista per un intreccio complesso. Onirica la parte finale.

Gli attori svolgono i loro ruoli in maniera credibile ed efficace: Fiennes è un protagonista cinico e depresso, Angela Basset è la sua controparte razionale e decisa; la brava Juliette Lewis interpreta bene una cantante ex-tossica moralmente discutibile, vecchia fiamma del triste Fiennes.

In definitiva, un bellissimo film, capolavoro nel suo genere, che vanta di una storia particolare e di un sottile e raffinato disagio che dona all'opera un'aria "maledetta".

Carico i commenti...  con calma