Il cantautorato femminile ha arricchito la scena musicale contemporanea, grazie al suo raffinato genio creativo. Appassionate e perseveranti, le songwriter sono sempre riuscite a ritagliarsi un ruolo privilegiato nell’ olimpo mainstream. Negli anni’ 70 c'è stato il songwriter intimista ed elegante di Laura Nyro e Joni Mitchell. Negli anni’ 80 quello intransigente e sanguigno di Patti Smith e Lydia Lunch e negli anni ’90 quello ermetico ed eloquente di Tori Amos e Fiona Apple. E nei decenni venturi? Quali saranno le eredi di questa preziosa tradizione? Nel sottobosco indie ci sono rockeuse interessanti, ma purtroppo non riescono ad ottenere la visibilità delle loro precorritrici. Colpa delle major, che ormai ci propongono ninfette insaponate, che giocano a fare le intellettual-chic, esorcizzando l’archetipo della TeenIdol, tutta lustrini e canzoni di plastica. La strategia è sempre la stessa: un cocktail musicale ruffiano e rassicurante associato ad una vocina puerile e stridula. Si promuove il disco, tirando in ballo la sacra hérédité di Nina Simone, Ella Fitzgerald, Billy Holiday… ed infine si distribuisce il cd nell’ angolo Jazz perché fa tanto “Pop di qualità”. Sarà forse il caso di Katie Melua? Che alla tenera età di 22 anni è già la regina incontrastata delle classifiche britanniche?

La formula coincide: un Jazz/Blues all’ acqua di rose, abilmente confezionato dal pigmalione di turno (Mike Batt, vecchia volpe del music business inglese). “Piece by Piece” segue il brillante esordio di “Call off the Search” del 2003. L’ ascolto rivela melodie stucchevoli, arrangiamenti sfuocati e un imprinting vocale acerbo. Anche il titolo è trito e ritrito (c’ è già “Pieces Of You” di Jewel, “Pieces” di Jenni Alpert, “Piece Of Mind” di Sarah Brindell…). Il brano apripista, "Nine Million Bicycles", è una piacevole ballata accarezzata da flauti orientaleggianti e una melodia incisiva. “Shy Boy” è il pezzo più grintoso: basso e batteria ritmati, assocciati a sonorità che echeggiano il primo album degli Shivaree. La title track, “Piece By Piece”, è decisamente più cupa: un arpeggio di chitarra scarno e un tappeto d' archi appena percettibile. Sembra sospesa tra un gospel ed uno standard jazz. Ci sono anche citazioni Blues: “On The Road Again” dei Canned Heat e una versione annacquata di “Blues In The Night”. Ma c’è anche una coraggiosa “Just Like Heaven” dei Cure, tentativo temerario, ma degno di nota.

“Piece by Piece” è un progetto fresco, confezionato in modo raffinato e seducente, ma non così eccezionale da gridare al miracolo… o addirittura alla nuova Eva Cassidy. Illusione mediatica: Katie Melua è ancora una cantautrice in erba, titubante e poco convincente, ma sono sicura che con il tempo sarà in grado di riservarci sorprese piacevoli e contenuti musicali più consistenti.

Carico i commenti...  con calma