Ok, qui mi gioco la carriera con addirittura una recensione dell'ultima fatica di Katy Perry, a dire il vero di un anno fa ormai, visto che la nostra super bonazza californiana si è dedicata ad altro per leccarsi le ferite del flop di Witness, il disco del "passaggio" alla maturità che da nessuno o pochi è stato compreso, o forse a pochi fregava visto che, appunto, uno dei grandi motori propulsivi della cantante è la sua evvenenza, mentre il valore artistico è più oggetto di discussione di chi non ha ancora raggiunto la pubertà. OGGHEY. Su DeBaser ho dovuto creare la scheda del disco - annamobbene - e la sinossi della cantante mi ha fatto ridere dieci minuti: "Finché non deciderà di darsi al porno il mio voto resterà 1". Ci siamo? Speriamo. Insomma, la Perry fa monnezza pop piuttosto consapevole, considerato che una cantante con basi christian-gospel-country andrebbe da poche parti, considerando che sarà strozzata da millemila producer che le dicono cosa fare, e considerando che è topa, e come tutte le artiste bone sarebbe abbastanza stupido non marciarci un po'.
Ma questo era ieri, il Teenage Dream, le caramelle e il latte sparato dalle bocce, oggi superati i trenta si incomincia a intravedere la crisi del baraccone, forse è anche troppo tardi per darsi al porno, il vecchio stile non tira più ed è l'ora di resettare tutto. Questo più o meno il concept del disco, che fu anche accompagnato da uno stunt marketing senza precedenti, capelli cortissimi, un reality show in streaming molto simile al Grande Fratello, ma tutto incentrato su Katy e le 72 ore della sua fantastica vita. Un minestrone caleidoscopico con tonalità sorprendenti, tra crisi mistiche (di dubbia autenticità) davanti all'analista, a sessioni di make up fino alle cene a matrice politica, visto che sappiamo l'artista essere molto attiva in tal senso (anti trumphiana dichiarata). Oh ma Omega, c'avresti rotto il razzo, parliamo di questo di sco o no? Sìsì, mi è piaciuto. Per me è il disco più bello di Katy Perry, sicuramente overprodotto dalla immancabile banda di maestri del suono più trendy che ci sia, ma molto meno stupido di tutta la roba sfornata in dieci anni dalla stangona di Santa Barbara - siamo parecchio lontani da I Kiss the Girl - e con una sincerità di fondo nei testi quasi imbarazzante; anche se tutto fosse fasullo (ma ce ne frega qualcosa?) si tratta di un concept intrigante per il disco. Poi c'è tanta elettronica questo giro, e sapete che a Omega piace. IL DISCO, MALDICION. Si comincia con la title track, dove Katy vorrebbe un testimone per il viaggio che si appresta a intraprendere, perfetto brano pop mid-time, molto schiocco di dita e ghiaccio che si scioglie lentamente, refrain ben definito e finale con fischietto. Va bene. Hey Hey Hey si abbandona a sonorità Trap abbastanza di moda, si vocifera della partecipazione di Sia, ma si risolve con un refrain poco convincente. Altrettanto poco memorabile Roulette, anche se mi è piaciuta l'atmosferra Mixage anni 80. Swish Swish è la mattachcionata del disco, brano divertente e colorato dove la Perry suggerisce di sgranocchiare biscottini alla cacca a chi le vuol male, parrebbe una canzone contro il bullismo, ma i più maliziosi si riferiscono a una presunta faida con Taylor Swift. Non ce ne frega nulla, ma il pezzo è forte, dominato col mitico synth anni 90 di Robin S, cassona dance e rappata nel bridge dell'esosissima Nicki Minaj. Power ci mostra che la nostra amica sa cantare, anche se soffocata da sample infernali, percussioni e sax. Notevole la nota black nella voce.
Miss You More è la famigerata danza della mattonella, il lentone terrificante che però devo dire molto bello e coinvolgente, si parla dei rimorsi & ricordi verso un ex, come poteva essere etc, uno scenario compatibile per tutti, e un refrain davvero bello e sentito. Una ballata da manuale, seriamente. Chained to the Rhythm è il pezzo politico dell'album, con riferimenti più o meno (meno) velati alle ultime elezioni americane e immancabile rappata nigga per lo special, in questo caso sul palco sale Skip Marley e devo dire che se ne sta anche abbastanza nel suo, non fastidioso dai. Il pezzo? Mi piace di più l'arrangiamento iniziale, molto disco dance, il refrain non mi convince del tutto ma la chiusura è degna di attenzione, con quel "It goes on, and on, and on" dei cori che fa pensare. Tsunami è un pezzo tremendamente sexy, uno dei più riusciti, molto elettronico-lounge, bella ricerca sulla bassline, atmosfere ovattate e la Perry languida che canta come se volesse farsi bombare per una settimana consecutiva, effetto garantito. Bon Appetit è ancora danzereccia e allegra, con riferimenti sessuali non velati, paralleli maliziosi col cibo e l'mmancabile featuring, questa volta dei Migos. Molto bellina e con un finale super ritmato, fantastici i suoni, ancora con forte richiamo ai novanta, si sente che c'è gente con le palle dietro. Bella anche Pendulum, che canta la relatività dell'esistenza con un trascinante stile gospel. Ovviamente ti aspetti da un momento all'altro l'invasione di campo di grosse donne nere, con potenti ugole, braccia alzate e tripudio del graziesignoregrazie, cosa che puntualmente accade. Gran pezzo, BRAVA KATY BRAVA.
Insomma, sarà stato un flop e forse la pietra tombale della carriera della Perry come cantante (ma speriamo anche di no dai, c'è gente molto più antipatica in giro), però un ascoltino di questo Witness io lo consiglio. Si tratta di un curioso manifesto della sindrome di Peter Pan e i contrasti nell'esigenza di doversi adeguare a nuove realtà. Davvero niente male.
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