Il metal sa riservare grandi sorprese a chi sa ascoltare con mente aperta. Proprio il caso di questa piccola sorpresa uscita due anni orsono per la nostrana Avantgarde. Cercando di reperire informazioni su questa semisconosciuta band (impresa tutt'altro che semplice) veniamo a scoprire che, a dispetto del monicker finlandese, proviene da... Sorpresona! Proviene dalla Russia! Proprio così, dopo i Mechanical Poet dal paese di Tolstoj e Dostojevskij  arriva un altra proposta musicale, anch'essa molto, molto affascinante. Proposta che prende forma dalla mente di Anton Belov (chitarre, voce e sintetizzatori vari) accompagnatodal violino di Ljubov Mušinkova. sede del gruppo la città di Celjabinsk, che si potrebbe sospettare limitrofa al confinerusso con la finlandia.

E invece no! La città è sì prossima al confine russo, ma quello, di là degli Urali, con il Kazakistan. Ed ecco che la scelta linguistica dei nostri rimane avvolta nel mistero. Forse che il finlandese si adatta meglio del russo alla proposta musicale del duo? Molto probabile. Sì perché, ennesima sorpresa, pur essendo sotto contratto con una casa che si occupa di metallo, e pure bello trucido, i ragazzi propongono alle nostre orecchie una musica fragile e delicatissima. Trattasi di post rock bucolico con influenze ambient e folk, musica gelida che scalda il cuore, musica da ascoltare quando le brume invernali lasciano spazio all'incerto sole mattutino, musica che sembra davvero scaturire dalla terra dei mille laghi. Dovendo cercare paragoni con altre band vengono in mente i primissimi Giardini di Mirò o i Mokadelic, tuttavia infarciti da una massiccia sezione elettronica e da più sporadici arpeggi di chitarra acustica. si pensa al post rock come ad una musica scarna, la proposta dei Kauan è invece tuttavia molto ricca.

Difficile descrivere  la musica dei nostri, data l'apparente semplicità con cui essa si infila, timida eppure inesorabile, nelle vostre orecchie. Difficile isolare il migliore episodio del disco, amalgama omogenea che in cinquanta minuti ci propone cinque perle una migliore dell'altra. Apre l'ottima Ommeltu Polku, strumentale ed ipnotica, segue la meravigliosa Valveuni: sembra scorrere in pochi minuti quando in realtà ne dura dieci, sorrettada chitarre fragili e dal cantato finlandese che finalmente fa la sua prima apparizione nel disco. Segue ancora Fohn, piano, chitarre strascicate e tastiere avvolgenti, mentre Sokea Sisar mette in luce le radici metalliche della band con un incedere marziale e maestoso che pian piano lascia spazio alla conclusiva, malinconica, Neulana Hetkessa. Cinque brani meravigliosamente costruiti, molto ben suonati e molto ben prodotti, Aava Tuulen Maa è un disco che conquista al primo ascolto e rimane saldo nella mente dell'ascoltatore per molto, molto tempo.

Fatelo vostro

9.0

1 Ommeltu Polka 4.58

2 Valveuni 10.39

3 Fohn 10.14

4 Sokea Sisar 12.35

5 Neulana Hetkessa 10.19

Carico i commenti...  con calma