Che il brit-pop si sia evoluto dai tempi degli Oasis e dei Blur, portabandiera di schitarrate griffate Beatles, è cosa lapalissiana. Dopo l'eleganza degli Starsailor e la tecnica dei Coldplay, adesso "brit" può anche essere considerato il sound dei Keane che, paradosso dei paradossi, rinuncia per il suo disco di debutto a qualsiasi tipo di chitarra, lasciando allo stesso basso degli spazi "campionati".

Ne esce fuori un disco "easy-listening" di ottima fattura, con suono soft e testi eleganti, ritmi bassi e qualche vaga sonorità ottantina non esasperata, col tutto a far da tappeto all'elegante voce di Tom Chaplin, frontman dalla figura semplice ma dalla tecnica impeccabile.

L'incipit è sicuramente di livello altissimo: "Somewhere only we know" è un pezzo di gran classe, suona come qualcosa di completo, rilassa ma nel contempo non scivola via senza lasciarti addosso la sua melodia. "This is the last time" parte piano, ma sale e avvolge subito, Chaplin si esalta e la rende una piccola perla. "Bend and Break" è un capolavoro, nulla di molto diverso dalle prime due, ma in sè è eccezionale, se non altro perchè chiudendo per un attimo gli occhi, è impossibile non sognare ascoltandola. I ritmi cambiano con "We might as well be strangers", intima e soffusa, ricorda più i migliori A-ha che i Coldplay. Che dire invece di "Everybody's changing" ?!!? La vodafone la fa girare intorno al mondo, ma la popolarità non toglie nulla a questa canzone favolosa che diventerà uno degli hit più passati dalle radio nella stagione 2004.

Molto belle anche la melodica "Your eyes open" e la lenta e malinconica "She has no time", dove la voce di Chaplin si distente e continua a somigliare più a quella di Morten Harket che a quella di Chris Martin. "Can't stop now", dolcissima anch'essa, ricorda la traccia numero 2, ma infondo va bene così, affinchè il disco non perda consistenza. Ottime anche "Sunshine" ed "Untitled I", che precedono un altro piccolo capolavoro: "Bedshaped", un pezzo profondo, tra i più caratterizzanti del "suono Keane", con un finale bellissimo che tanto rimembra addirittura gli ultimi Marillion del grande Mark Kelly (tastierista).

In summit direi che i Keane centrano a pieno il loro debutto, proponendo qualcosa di originale, senza voler scoinvolgere le regole della musica. Un sound davvero gradevole e delicato, dei testi ben scritti, che sposano a pieno melodie interessanti arrangiate in maniera fresca.

Da non perdere sicuramente.

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