Un cuore spezzato, recentemente ed un po’ maldestramente ricucito, che finalmente torna a pulsare, anche se debolmente, dopo essersi trascinato per molto tempo solo il ricordo di quel pulsare. Questo cuore inizia cauto un nuovo viaggio nella landa dell’Amore, ma tutto sembra diverso. Gli alberi appaiono più spogli, le acque dei ruscelli meno limpide, l’erba più rada e di un verde meno brillante. Anche il telo del cielo ormai è macchiato di qualche nuvoletta che promette pioggia. Eppure il luogo è il solito… La terra dell’Amore! Ma quel cuore non riesce più a pulsare come un tempo? Perché tutto sembra più grigio, intorpidito, come se fosse già stato usato. O addirittura una copia. Una copia non troppo riuscita di quel vecchio luogo che un tempo fece impazzire i battiti di quel cuore. “Birthdays” di Keaton Henson è questo. Un tentativo di rimettersi in gioco dopo una lunga, lunghissima attesa. Un tentativo di riprovare le vecchie emozioni attraversando di nuovo le fertili terre dell’Amore rendendosi conto che ciò non può accadere. Una nuova fiamma, una nuova relazione, una nuova storia, sì… Ma quella fiamm, rispetto all’incendio che l’ha preceduta, sembra solo un fiammifero. Ed è questo che tormenta il cantante in un po’ tutte le canzoni di questo album: la consapevolezza di non provare per la compagna attuale sentimenti così forti come quelli che invece provava per la precedente. “Insegnami ad amarti”, chiede il confuso Keaton alla ragazza con cui sta, nella pacata “Teach Me”, canzone che apre l’album. Ormai egli si rende conto di saper amare solo quando scrive canzoni, ma di fingere nella vita reale. Nella delicata e cristallina “10am Gare du Nord” Keaton, ipocrita, si rende conto di essere ancora troppo fragile e prega la ragazza di non ferirlo: il suo cuore ha già sofferto abbastanza per il resto della sua esistenza. “You”, forse musicalmente una delle vette dell’album e decisamente più energica delle precedenti, è un tuffo nel passato, un tuffo nel vero amore, forse un ricordo della felicità passata che vorrebbe non svanisse perché quella, confessa Keaton, è stata la parte più bella della sua vita. A quei tempi non doveva mentire, cosa che ora deve fare ad ogni risveglio a fianco della nuova compagna di cui non è innamorato, mentre lei lo è di lui, come confessa in “Lying to You” accompagnando quella triste verità con un dolce e gracile arpeggio. Gracile come è l'autore in quel momento. Pezzo molto minimale ma sicuramente carico di malinconia. Malinconia che esplode in “Don’t Swim” che, dopo 3 minuti e 25 di esasperante staticità accompagnata solo da uno stucchevole piangersi addosso, esplode in un energico e vitale assolo di chitarra in cui Keaton sfoga finalmente tutta la sua insoddisfazione, scatenandosi anche in “Kronos”, canzone successiva in cui, accompagnato da una chitarra distorta e da tanta rabbia repressa, sfoga tutte le sue frustrazioni per il modo in cui è finita la sua storia precedente, pentendosi di aver dato a quella donna tutto ciò che le ha dato, tanto da avere ben poco per la sua compagna attuale, ma consapevole che, potesse tornare indietro, farebbe esattamente lo stesso. Segue “Beekeeper”, canzone molto curiosa: una sorta di autocritica del cantante che alterna una strofa lenta, malinconica e lamentosa ad un ritornello molto vivace, energico e coinvolgente che rimane in testa sin dal primo ascolto. Con “Sweetheart, What Have You Done To Us” si torna ancora a rimpiangere la vecchia relazione. Canzone che, iniziando molto pacata, acquista energia proseguendo, fino a maturare in un energico e quasi orchestrale finale. Insomma, un album molto triste, che, nonostante alcuni colpi di scena più energici, potrebbe annoiare molti, ma che consiglio di cuore ad animi sensibili, malinconi, se non addirittura poetici, perché potrebbe darvi davvero molte emozione come ha fatto con me. Il cuore spezzato, da poco ricucito di Keaton Henson potrà anche far fatica a battere avventurandosi nella terra di questo nuovo Amore, ma il suo album… Quello sì che lo fa battere il cuore!

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