"It takes guts to be gentle and kind..."
Ci vuole coraggio a essere buoni e gentili, dicevano gli Smiths.
Ce ne vuole ancora di più a essere delicati e fragili, introversi e riservati, silenziosi e timidi.
Ci vuole coraggio ad affrontare gli altri. Ce ne vuole ancora di più ad affrontare sé stessi giorno dopo giorno, a scendere a patti con le proprie ansie, con l'insicurezza, con le proprie paure.
Ci vuole coraggio a gestire la solitudine. Ce ne vuole ancora di più a rinunciarvi, ad aprire le porte all'altro, a metterlo davanti ai propri bisogni.
Ci vuole coraggio a essere Keaton Henson, credo. Ce ne vuole ancora di più ad affrontare la propria ansia cronica per registrare canzoni nel bagno di casa, coi tempi scanditi da decolli e atterraggi del vicino aeroporto di Heathrow, per salire su un palco di fronte a un migliaio di persone.
Keaton Henson è un giunco sottile in mezzo alla tempesta della vita, che non lo ha spezzato: lo ha piegato, curvato su una chitarra, gli ha dato dita sottili e agili e una voce flebile, tremante, più potente di un urlo a pieni polmoni.
Ci vuole coraggio ad ascoltare un disco di Keaton Henson, come Dear..., sapendo che, irrimediabilmente, in qualche canzone, in una singola strofa, in una manciata di parole, si troverà anche un po' di sé stessi. Ce ne vuole ancora di più per piangere.
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