Il progetto Keep The Promise nasce dalle ceneri dei Browbeat, metal band tricolore che negli anni ha saputo ottenere parecchi consensi ma che probabilmente negli ultimi tempi non rappresentava in pieno il lato artistico del suo leader M.V.. Stimoli ben presto ritrovati una volta messo in piedi questo nuovo capitolo, assecondato da musicisti provenienti dai To Shed Skin. Ed eccoci quindi al tanto atteso esordio discografico, “A peaceful mission of war”, di che si tratta vi starete chiedendo… Di una produzione hardcore fatta con gli attributi, dove l’old school e la new school trovano la giusta quadra. Un prodotto decisamente brutale (anche il termine ignorante – nel senso buono – potrebbe starci), che non offre ossigeno all’ascoltatore ma bensì lo soffoca in una morsa sonora metal oriented che alla lunga riesce ad avere la meglio. E’ un lavoro che basa la sua vita sulla rabbia presente nei suoi testi, dai temi forti e mai scontati divulgati con una abbondante dose d’odio dai due cantanti. “A peaceful mission of war” ha dalla sua la classica ostilità tipica delle produzione hardcore di Boston e che non sfigurerebbe affatto nel catalogo di una label come Beatdown Hardwear composto prevalentemente da personaggi a modo. Primi Hatebreed, Full Blown Chaos e Last Charge sono senza ombra di dubbio i primi nomi che mi sentirei di citare dovendo dare dei riferimenti stilistici, ma ciò che importa è che nonostante tutto questo debutto discografico gasa non poco, vuoi per le sue parti “tamarre” tipiche del NYHC o forse per la voglia di spaccare di questi musicisti. Detto questo, se siete amanti del lato più grezzo e oltranzista dell’hardcore ecco davanti a voi un esordio più che invidiabile, quello dei Keep The Promise.

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