Molto spesso quando si è un po' giù di tono ci si attacca a qualcosa che funge da calmante, da rifugio, in poche parole si cerca di portare la propria mente e il proprio essere in un luogo il più possibile assimilabile ad una casa. Per quel che mi riguarda il mio santuario è la musica, un'amica che da molti anni mi accompagna e mi sostiene, senza compromessi e senza nulla a pretendere, una cosa, questa, ormai rara come l'acqua nel deserto.

Quest'oggi vorrei parlarvi di un album che in questi giorni è per me terapeutico, cioè "Standards Live" del Keith Jarrett Trio, un ensemble jazz che non credo abbia bisogno di particolari presentazioni. Il lavoro in questione è una esibizione dal vivo registrata il 2 Luglio 1985 al Palais De Congrès dalla splendida creatura di Manfred Eicher nota con il nome di Ecm. Dietro la copertina abbastanza minimalista, come da tradizione della casa discografica in esame, si nasconde un lavoro di una classe, eleganza e perizia tecnica davvero impressionanti, caratterizzato da una produzione all'altezza della situazione e da un trio di musicisti talmente affiatati da riuscire a creare un flusso musicale unico e mai slegato, dove ogni nota, accordo e dialogo tra i vari strumenti è semplicemente sublime!

I nostri, pure essendo semplicemente in tre, danno vita ad un suono corposo e pieno come se ci si trovasse davanti ad un'orchestra intera, trascinando l'ascoltatore in un vortice jazzistico di prim'ordine dove ogni strumento si incastra e si completa nel suono creato dagli altri due, dimostrando, inoltre, il grande affiatamento presente tra i tre autori, come risulta dalla traccia d'apertura, "Stella By Starlight", in cui sentiamo Peacock e Dejohnette inserirsi sulla lunga intro di Jarrett in una maniera che definire naturale e fluida è davvero riduttivo. Prima vi parlavo di corposità del suono, paragonando quest'ultimo a quello di un'orchestra, ed ora vorrei soffermarmi un minuto su questo concetto al fine di chiarire meglio quello che io ritengo essere uno dei punti nodali di questo disco, cioè la capacità di essere da un lato "minimale" (certamente non come un concerto per solo piano, però spero che vogliate seguirmi lo stesso nel mio ragionamento) e dall'altro "esaustivo", in grado di dare al fruitore quella piacevole sensazione di pienezza e completezza che non fa sentire la mancanza di altre strumentazioni, specialmente relative ai fiati.

Tutto ciò concede, per me, un valore aggiunto a tutto il lavoro, soprattutto perché al giorno d'oggi il mercato musicale è saturo di lavori in cui si mira più a creare il famoso "wall of sound", puntando su sovraincisioni, campionamenti, partecipazioni di schiere intere di musicisti e trovate varie, piuttosto che lasciar trasparire la bravura e la passionalità del musicista, preferendo, in poche parole, più la "plastica" che l'anima.

In conclusione non mi resta che consigliare a tutti l'acquisto di quest'album, vedrete che non sfigurerà affatto nella vostra collezione personale. Keith Jarrett Trio: Keith Jarrett, piano, Gary Peacock, double bass, Jack Dejohnette, drums.

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