Scusatemi, ma questa non potrà essere una semplice recensione bensì una lettera d'Amore.

Percepisco ancora tutta l'emozione scaturita dopo quell'ultima nota ascoltata alla fine di un concerto veneziano difficilmente descrivibile. Sono anni che ascolto, anzi che amo, Keith Jarrett, da quella volta in cui, più di dieci anni fa, ascoltai il vinile del concerto di Colonia, una summa esistenzialista del suo suono al pianoforte. Ebbene l'altra sera si è avverato il mio sogno in musica: vivere un concerto "solo piano" di Keith Jarrett, e per di più in un teatro, la Fenice di Venezia, che da solo sarebbe stato sufficiente a comprendere la portata storica di questo evento, organizzato all'interno della rassegna Veneto Jazz 2006, quest'anno tutta incentrata intorno alla memoria di Miles Davis.

Keith Jarrett tornava così ad esibirsi alla Fenice 35 anni dopo la sua precedente performance, che al tempo fu al fianco del divino Miles. Ieri però era diverso, ieri era lì, da solo col suo Steinway gran coda e non come nel 1971 dietro alle tastiere elettriche giovane e riccioluto gregario davisiano. Questo concerto veneziano è stato inoltre registrato dalla ECM per farne un "Live at Fenice" che si aggiungerà alle tante gemme della sua discografia e pensando a ciò che ho ascoltato ieri, le premesse ci sono tutte perchè questo della Fenice sarà, un diamante tra le gemme della vasta produzione jarrettiana.

Il Concerto

Il solito scontroso Jarrett di sempre, appena arrivato da Nizza con un volo privato, aveva preteso due Steinway nuovi, giunti direttamente da Pescara dall'importatore italiano e non credo che alla Fenice manchino piani a coda lunga! Il colpo d'occhio in sala era magnifico, tanto oro e azzurro e tanta gente fino a riempire ogni ordine di posti, benchè i prezzi fossero sinceramente proibitivi, ma l'evento era unico e molta era l'attesa. Tante erano le mie ansie alla vigilia: vivrò una serata all'insegna dell'amore per la musica e per chi l'ascolta o arriverò pieno di rimorsi per quello che sarebbe potuto essere e che invece magari non sarà? Con KJ non lo puoi mai prevedere, può bastare un battito di mani fuori luogo che lui prende, si alza e e se ne va, oppure andare a Venezia con l'aspettativa di passare una magica notte poteva essere rovinata da una compagnia poco incline per miei certi modi di intendere l'amore per la musica e per la vita. Invece no, nulla di tutto questo è successo, gli appuntamenti con la storia della mia vita non li eludo e possibilmente non li deludo, e ieri è stata una di quelle giornate. Una notte piena di tante "note" indimenticabili!

Alle 21, 25 inizia una cavalcata di 20 minuti d'improvvisazione e sperimentazione che vede il divino Keith abbracciare in senso fisico la tastiera del suo pianoforte precedentemente accarezzato con lievità su un fianco, come per prepararlo ad una serata d'amore. Alla fine del brano è lo stesso maestro a chiamare un applauso liberatorio da parte del pubblico, in quel mentre timido e timoroso di fronte ad un artista che non sai mai come possa reagire. E' lui stesso a dire: "rilassatevi voi, perchè io non posso certo farlo" e subito dopo parte con un blues carico di ritmi per poi proseguire con un brano pieno di lirismo magico, che mi ha trasportato in una atmosfera onirica, seguito dall'esecuzione di un tempo pieno di swing, che ha concluso la prima parte del concerto, secondo me la migliore perchè satura di concentrazione sia sul palco che in sala.

Lunga pausa e poi il maestro ha ricominciato con una suite di improvvisazione meno sperimentale della prima ma tecnicamente tanto impegnativa da interrrompersi con una imprecazione da parte di KJ che alzandosi di scatto, dolorante dice di aver sentito uno scricchilio ad un dito, forse il segno che il piano troppo amato si ribelli a tanta libera foga esecutiva. Qualche minuto di pausa e KJ rientra con uno spartito in mano sostenendo che gli criticano spesso di improvvisare sempre tutto. Ed eccolo ripartire con un altro brano estremamente melodico che rapiva e rendeva magica l'atmosfera, soprattutto dentro quel palchetto numero 30, dove la musica veniva vissuta con lievi movimenti delle dita ed impercettibili vibrazioni delle gambe, non cancellerò mai dal mio istinto tattile quei minuti così intensi. In successione ancora momenti di Be-Bop trascinante accompagnati dall'incessante battito dei piedi di Jarret sopra le assi del palco veneziano.

I suoi consueti sospiri, ieri largamente profusi, hanno accompagnato una concentrazione sulla tastiera che a me era capitato di cogliere in precedenza solo ad un concerto di Maurizio Pollini di 15 anni prima al ROF di Pesaro. Ancora uno standard come da programma e poi il teatro gli tributerà una così lunga serie di ovazioni che faranno concedere a Jarret addirittura tre bis di cui l'ultimo da me ascoltato completamente in trance. E sarebbe potuto essere ancora di più se quell'unico flash alla fine non avesse fatto andar via KJ come un lampo.

Pensieri

Poi la notte stellata di Venezia, davanti al Ponte dei Sospiri, mi ha dolcemente addormentato tra le braccia di una importante notte d'amore e di ricordi. Grazie d'esistere a Keith, a Pat e a tutti quelli che mi fanno e faranno vivere felice per una notte ancora. I LOVE YOU!!!

Carico i commenti...  con calma