Nel 1983 la prestigiosa casa discografica tedesca ECM di Manfred Eicher dava alle stampe il primo album del Keith Jarrett Trio: Standards volume 1, dando vita a una formazione che avrebbe influenzato non poco la storia del jazz moderno.

Oggi, a distanza di vent'anni, viene pubblicato il loro quindicesimo disco "Up For It", che rappresenta una sorta di celebrazione per la loro intensissima attività.
Si tratta della registrazione del live tenuto nel luglio dello scorso anno al festival del jazz di Antibes, dove Jarrett ama recarsi con discreta continuità (14 volte dal 1966). Un live particolare perché vissuto con l'incertezza della pioggia, come testimonia la bella foto all'interno del libretto, che ritrae il trio mentre si esibisce protetto da degli antiestetici, ma utilissimi, teloni di plastica.

Il disco contiene sette classici del jazz ed un brano originale, "Up For It", come complemento di "Autumn Leaves". Qualcuno potrebbe storcere il naso dinanzi all'ennesimo disco di standards, ma sarebbe un grave errore, perché l'album presenta una freschezza straordinaria nelle interpretazioni di questi classici.
Infatti, partendo da temi notissimi quali ad esempio "If I Were A Bell", "My Funny Valentine" e "Someday My Prince Will Come", il trio riesce a sviluppare e far evolvere suoni nuovi, liberi e meravigliosi.

Se dovessi scegliere un termine per descrivere la musica del trio in "Up For It", direi che è fluida, perché scorre leggera, pulita, lineare, priva di intoppi, senza tuttavia essere mai prevedibile. Sembra nascere dal nulla, diventando passo dopo passo ineluttabilmente viva.

I temi vengono esposti con la solita bravura - fantastico l'assolo di contrabbasso di Gary Peacock in Butch & Butch - trasformandosi in continuum in cui ognuno dei protagonisti svolge al meglio la sua parte.
Un disco da prendere e ascoltare ad occhi chiusi.

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