Keef ha lo sguardo di chi è sicuro di sé nella copertina di "Main Offender", sembra quasi dire "lo sai benissimo che sono 40 anni che ti rifilo la stessa roba, ma la ascolterai di nuovo". E alla fine aveva ragione, ho comprato il cd anche se le mie aspettative erano francamente basse ed ho iniziato ad ascoltarlo senza troppe pretese, aspettandomi un lavoro di quelli che stancano dopo il primo ascolto.
Keith, appoggiandosi alla ritmica precisa e rassicurante di una vecchia conoscenza come il batterista Steve Jordan, tira fuori né più e né meno di quello che ti aspetti da lui, in altre parole tutto il "chitarrismo" che lo ha reso famoso nel mondo, e ci regala un rock polveroso e stagionato che quasi fa incazzare da quanto è "vecchio stile", ma è qui che sta la sorpresa: quel vecchio rock ammuffito che tira fuori dalla sua Fender basta a calmare tutta la sete di musica che ho e riesce per 50 minuti a far diventare inutile tutto ciò che le mie orecchie hanno "assaporato" fino ad oggi.
In compagnia del fidato Waddy Wachtel alla seconda chitarra, Richards sfodera quei riff di una solidità inimitabile che sono il suo marchio di fabbrica, riff che ti fanno provare quel senso di sicurezza di cui ti eri dimenticato e che non credevi fosse più possibile provare. E lasciandosi trasportare da quei ritmi diabolici si possono gustare le melodie più genuine che la pietra rotolante abbia mai fatto sentire: si respira tranquillità qua, non c'è la presenza di quella super produzione tipica degli Stones degli ultimi anni, non c'è la preoccupazione di vendere milioni di copie, ci sono solo dei vecchi musicisti che suonano con passione quello che è diventato il loro stile di vita, dimostrando per l'ennesima volta che la vecchia scuola del rock-blues riesce ancora a fare la sua sporca figura.
La voce di Richards, roca e "graffiante", racconta le storie che un sessantenne come lui ha visto, sentito e vissuto, storie fumose, sporche e pericolose. Certo l'album non è privo di difetti: i testi peccano un tantino di banalità e sicuramente le musiche lasceranno un "retrogusto" di già sentito. Ma questo ha poca importanza, Keith lo sa benissimo. E lo sanno anche le sue canzoni, loro non ti ammaliano, né ti corteggiano. Queste canzoni se ne fregano altamente di ciò che pensi, di ciò che ti piace o di ciò che vuoi, è come se fossero consapevoli del loro potenziale e ti prendessero per il collo trascinandoti dentro il loro mondo, vecchio, polveroso, ma sempre così fottutamente soddisfacente.
E alla fine di tutto, guardando nel booklet la foto di Keef che fuma sornione una sigaretta, lo si può sentire dire:
"Te l'ho ripetuto ormai migliaia di volte, è solo rock & roll, ma a quanto pare ti piace".
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