Alla base di questa recensione c'è una motivazione. In molti si saranno sicuramente chiesti che fine abbia fatto Ben Moody dopo la dipartita dalla celebre band degli Evanescence a causa dei dissapori personali con Amy Lee. Ebbene, se escludiamo la collaborazione dello stesso alla colonna sonora della trasposizione filmica del fumetto "I fantastici 4" con la canzone "Everything burns" (la quale vede la partecipazione di Anastacia), la risposta è da cercare addirittura tra gli album di alcune stelline del pop a stelle e strisce.

Scopriamo così che il biondo e controverso chitarrista, ritrovato l'affiatamento con l'ex compagno di squadra David Hodges, anch'egli membro della prima line-up degli Evanescence, si cimenta oggigiorno in composizioni lontane anni luce dal mondo del metal, del rock o di qualsiasi forma d'arte che potremmo, generalizzando, definire alternativa. Con risultati discutibili, la prima collaborazione a vedere la luce è stata quella con Avril Lavigne, per l'album "Under my skin", al quale Moody aveva cercato di donare una vena dark, che, come tutti potranno immaginare, non appartiene minimamente alla ragazzina del Canada, reclutata qualche anno addietro da abili discografici per creare un nuovo idolo tra i ragazzini. Lo stesso procedimento avviene per Kelly Clarkson, la quale si è fatta conoscere in madrepatria grazie al talent show "American Idol" ed alla pubblicazione dell'album "Thankful", che, nonostante la totale mancanza di spessore nell'approccio agli strumenti tipica degli album pop, lasciava intravedere indubbie capacità vocali (sembra che la cantante abbia un background soul) ed anche alcune composizioni tutto sommato piacevoli.

"Breakaway", seconda release della new sensation, vede viene pubblicato nel 2004 negli Stati Uniti; in Italia fa la propria comparsa tra gli scaffali dei negozi soltanto nell'estate del 2005, quando comincia ad essere trasmesso dallo spot di una nota compagnia telefonica e dalle radio il singolo di lancio "Since u been gone", accattivante mix pop-rock in pieno stile Avril Lavigne al quale va ad aggiungersi la buona prova della Clarkson dietro al microfono. Balza subito all'orecchio l'intento dei produttori di amalgamare e sfruttare i trend del momento; se "Thankful" (del quale è stata riproposta "Beautiful disaster" in versione live) lasciava dietro di sé vaghe rimembranze jazz e soul, ascoltando questo "Breakaway" notiamo subito come frizzanti chitarre elettriche cerchino di costruire una stonata architettura rock attorno ai banali motivi pop ed agli orecchiabili ritornelli delle varie canzoni. Esemplificativi sotto questo aspetto sono il sopraccitato singolo e "Behind these hazel eyes", nella quale al di sopra delle ruffiane rifiniture pop-rock alla Alanis Morissette risalta soprattutto l'estensione vocale della singer. Esecrabili negli intenti ma nonostante tutto ascoltabili. Il tocco di Ben e David, temerari dell'ultima ora nella scena, è più che evidente in altri episodi, come il secondo singolo "Because of you", condito da una verve drammatica adolescenziale, che risulta una tra le poche tracce riuscite del lotto. "Addicted" è invece una versione commerciale degli episodi più pop della band di Amy Lee, privata di quel manto gotico tanto caro al quartetto dell'Arkansas, ma comunque piacevole ed energica. Le altre canzoni faticano a rimanere impresse e rasentano l'inascoltabilità. E se lo dice un ascoltatore non troppo intransigente come il sottoscritto, vale la pena di crederlo.

Per Kelly Clarkson non c'è sicuramente più alcuna speranza, ma per Ben Moody e David Hodges potrebbe ancora presentarsi una possibilità di riscatto; speriamo soltanto che non cedano nuovamente alle corpose offerte economiche del discografico di turno. Per quanto riguarda il disco, c'è tuttavia da dire che i dodici episodi di "Breakaway", per i fan più accanniti del pop più banale e radio-friendly, saranno forse una piacevole alternativa (magari giocando a beach volley su una spiaggia cocente o nelle cuffie dell'I-Pod durante una giornata di shopping forsennato) alla voce lamentevole e lassativa ed al falso pop-rock di Avril Lavigne, alle provocazioni da bordello anni ‘30 dell'ultima Christina Aguilera, alle masturbazioni vocali autocelebrative della "pantera" Beyoncé Knowles, ed al concime per terreno immancabilmente offerto da Hilary Duff e Paris Hilton.

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