Una vita cinematografica spesa a raccontare ed analizzare il difficile mondo dei lavoratori, quello che con il passare degli anni si è trasformato nel mondo del "precariato". La volontà di Ken Loach di indugiare sulle condizione della classe operaia gli ha attirato diverse critiche, lo ha portato attivamente nella politica: alcuni anni fa dimostrò solidarietà ad un esponente di Rifondazione Comunista per essersi opposto ad un decreto del governo Prodi, senza dimenticare tutte le piccole cause che Loach ha appoggiato per il sostentamento di alcune realtà in giro per il mondo. "Terra e libertà" (1995) si colloca alla perfezione nella lunga carriera registica del britannico, anch'esso incentrato sulla voglia di riscatto, sulle difficili condizioni dei contadini spagnoli, sull'oppressione duplice di un popolo che è stato impegnato in una lotta impossibile.
Partendo dalla guerra civile spagnola (1936 - 1939) e rifacendosi anche al George Orwell di "Omaggio alla Catalogna", Loach ci racconta con lucidità ed asprezza la vita di David Carr, operaio inglese che decide di partire per farsi partecipe della rivoluzione spagnola. La sua non è una scelta dettata dal denaro o da interessi personali, è soltanto la voglia di poter aiutare delle persone in difficoltà, che combattono per la loro terra e la loro libertà. Questo suo "soggiorno" in Spagna, il cineasta ce lo racconta attraverso delle lettere che la nipote trova nella sua casa: un lungo viaggio nel passato, il contenitore di ideali e valori da trasportare nel presente.
Per fare questo Ken Loach abbandona la critica alla società inglese che tanto aveva caratterizzato i suoi film fino a quel momento ("Riff raff" e "Piovono pietre" in particolare), per raccontarci con il suo solito sguardo emotivamente intenso e allo stesso tempo documentaristico, l'agonia di tutti quei piccoli paesini spagnoli perduti nella sabbia e nel sole dell'Aragona. Con un taglio registico spigoloso e lontano da effetti speciali e amenità del genere, Loach riesce al meglio nel descriverci una realtà complessa e sofferente: i colori sbiaditi contribuiscono a riportarci proprio in quelle assolate distese in cui i miliziani anarchici combattevano contro i fascisti di Francisco Franco. Il regista inglese però, non si ferma soltanto alla rappresentazione della guerra spagnola, ma inserisce nella pellicola tutte quelle che sono state le discussioni caratterizzanti di quel periodo: il POUM spagnolo (partito di ispirazione marxista/trozkista) invischiato nella lotta per la resistenza senza avere delle armi adeguate, i comunisti di Stalin che accusavano lo stesso POUM di appoggiare Franco, i problemi legati alla collettivizzazione, alla proprietà privata e al socialismo applicato. Tutti quelli che erano i dubbi e i conflitti tipici di quegli anni, con la lotta comunismo e libertà vs fascismo e oppressione, Loach li riporta sullo schermo con una lucidità d'analisi e una immersione emotiva che potremmo definire al limite della perfezione.
Ma quello che più lascia sinceramente colpiti di "Terra e libertà" è la sua semplicissima costruzione. Un low budget diventato cult per una ristrettissima schiera di cinefili. Un'esperienza di Cinema lontanissima dai titoli patinati e dai vari effetti digitali odierni, anni luce di distanza dal 3d e dalle spettacolarizzazioni a cui sembra sempre più impossibile fare a meno negli ultimi anni. La dimostrazione che prima dei soldi, l'arte viene fuori con le idee e l'umiltà.
Dalla scelta degli attori (tutti più o meno sconosciuti), alla grande capacità di riportare con fedeltà e precisione i conflitti politici e concettuali della Spagna del tempo, Ken Loach ha tirato fuori quello che ad oggi è considerato come uno dei suoi lungometraggi più riusciti, se non addirittura il suo capolavoro. Un film che è capace di far rivivere con lucida forza tutti i sentimenti e le difficoltà di quegli uomini e di quelle donne che tra la polvere delle alture spagnole, ma più in generale in ogni parte di quell'Europa martoriata, hanno dato la propria vita affinchè la libertà potesse trionfare.
"Unisciti alla battaglia, l'unica che l'uomo non può perdere, perché chiunque cada e muoia sarà l’esempio per quelli che trionferanno".
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