Molto spesso, ad esempio di recente mi è capitato di esprimere un giudizio su "Fahrenheit" di Truffaut, rimarco la differenza tra un'opera strettamente di genere fantascientifico e un'opera che abbia dei contenuti riconducibili alla sci-fi ma una finalità diversa e inserita in un contesto non specificamente di quel tipo. Da questo punto di vista, il film di Truffaut potrà pure essere un bellissimo film, ma non ha quei caratteri tipici che ricerchiamo in un'opera rigorosamente fantascientifica e che scevra da ogni proposito diverso, si ispiri a quelle ragioni e quello spirito originario. Questo chiaramente non significa che opere ibride siano meno interessanti, ma dire che la fantascienza vera è propria viva in effetti una crisi oggi sul piano letterario (per quanto riguarda il cinema sembra invece per lo più dominio dei blockbuster) non costituisce lesa maestà. Per fortuna tuttavia il genere vanta una copiosa storia alle spalle e autori che in particolare tra gli anni cinquanta e i settanta sono stati infaticabili, scrivendo e pubblicando storie che fanno centro ancora oggi a distanza di tanti anni.
"The Million Year Hunt" di Kenneth Bulmer è un tipico romanzo di genere, ambientato in un futuro remoto e su mondi lontanissimi e che come molte storie di quegli anni ha come protagonista un ragazzo. Il suo nome è Arthur Ross Carson. Vive su di un pianeta periferico dove lavora sfasciando rottami presso l'astroporto principale del pianeta. La sua vita scorre in maniera monotona, noiosa, quando per un semplice caso si ritroverà all'interno di una avventura incredibile, che lo vedrà assumere come segnato dal destino un ruolo centrale all'interno di una crisi negli equilibri della galassia e dovuta al tentativo di prevaricazione di quella che possiamo definire come una specie di polizia segreta, la "statque" (composta da assassini ineffabili e spietati), cui si opporranno con grande orgoglio le forze delle guardie galattiche, che svolgono generalmente normali compiti di polizia, ma che si ritroveranno ad essere gli unici a poter fermare questo atto rivoltoso.
Secondo una formula tipica, quasi fiabesca, il giovane Arthur scoprirà di non essere un ranocchio, ma un principe e un predestinato e quando il suo corpo verrà occupato da Sandoz, un alieno "parassita" milionario e appartenente a una specie di cui sono rimasti pochissimi esemplari, avrà non solo un potente alleato, date le peculiari e speciali capacità straordinarie del suo nuovo alleato, ma anche una ulteriore missione da compiere: ritrovare la compagna di Sandoz perduta in qualche imprecisato angolo remoto della galassia e affinché i due amati si ricongiungano dopo migliaia di anni.
Che dire. "The Million Year Hunt" non è sicuramente un'opera fondamentale, né uno dei capisaldi del genere, ma la scrittura di un autore classico e avvenuto come Bulmer è scorrevole, facile, divertente e avvincente. Manco a dirlo: fantasiosa. Quando finisce, e forse è la fine che è un po' rovinosa nelle sequenze della storia (chissà se non c'entrino anche i famosi "tagli", comunque va detto che questo è un limite che si può riscontrare in diverse opere del genere anche oggi) ci dispiace un po' lasciare i nostri eroi, anche se sappiamo che una coppia come quella sarà difficile da battere per qualsiasi avversario.
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