Quarta fatica della band di Joakim Berg (quinto se consideriamo "B-sidor", raccolta di b-side pubblicate nel 2000), anch'essa interamente cantata in svedese, così come il precedente "Vapen & Ammunition". Insomma i Kent sono i Kent, e anche in questo loro ultimo lavoro si sentono le tipiche ambientazioni sperimentali degli album passati, avvicinandosi però maggiormente alle melodie meno dirette e accessibili di "Vapen & Ammunition" che a quelle più pop di "Isola" e "Hagnesta hill".
La prima differenza che colpisce già al primo ascolto é relativa ad un sensibile aumento dell'orchestralità dei suoni, che sono numerosi, variegati, pieni.
Le ricchissime sfumature sonore di alcuni pezzi potrebbero lasciare intendere che dietro gli strumenti ci siano molti più musicisti di quelli che in realtà suonano (da ascoltare la prima traccia "400 Slag" o il brano di chiusura "Mannen I Den Vita Hatten"). Si tratta comunque di una scelta azzeccata, perché i molti passaggi strumentali di cui é costellato questo lavoro sono davvero molto emozionanti e fanno di quest'album qualcosa di diverso dai lavori precedenti, indubbiamente meno corposi, pur essendo anch'essi molto belli. La voce resta quella penetrante ed eterea alla quale i Kent ci avevano abituati ed il sound lascia sempre il giusto spazio alle contaminazioni elettroniche, ai passaggi di matrice più rock, passando per le melodie più dolci.
Nel complesso un album solido, che regge bene i quasi 50 miuti della sua durata e che rende di nuovo giustizia ad una delle migliori band (a mio avviso, e tenendo conto del genere...) del panorama musicale europeo.
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