Eleganti contaminazioni in equilibrio tra identità culturale e sovversione. Una voce chiara ed argentina che si aggira tra i vicoli di Marsiglia, denuncia e vive il degrado e la discriminazione.
Keny Arkana si propone come nuova icona del rap francese grazie alle dodici tracce di "Entre ciment et belle étoile". Pezzi graffianti che non risparmiano la società insensibile, diciannove tagli nel tessuto di una Francia scossa da lotte per l'integrazione e avvicendamenti politici. L'insofferenza spazza via un paese romantico e innamorato, l'ambiente vibra tra le note di un pianoforte impietoso e le continue incursioni del campionatore. Verità sputate in volto con parole pesanti come pugni nello stomaco, ritmo incalzante che non lascia un attimo di tregua.
Keny sorprende per immediatezza e intensità: la sua voce in pochi anni si è fatta aggressiva e densa di energia, facendo dimenticare in un attimo la debole incertezza degli esordi. Il disco alterna momenti di forte impatto a intermezzi riflessivi e melodici, creando un contrasto che dà al pubblico la possibilità di esplorare le sfumature e la complessità del genere rap. Cavallo di battaglia è senza dubbio La mère des enfants perdus, la madre dei bambini sperduti, volendola tradurre con un pizzico di poesia. O più semplicemente la madre di figli persi, smarriti, spaventati. Una madre che lotta ogni giorno non tanto per migliorare il futuro, ma per sopravvivere nel presente. Vocali allungate come lamenti, accordi insistenti, passo cadenzato di tasti bianchi e neri in lotta tra loro. Degna di nota anche Victoria, un fiume di parole senza prender fiato, un canto di liberazione ansioso e improvviso che ha il gusto di una sensazione mai provata.
Una prova d'artista che non è solo rabbia e frustrazione, ma uno sguardo malinconico verso il cielo stellato quando si ha attorno solo cemento e solitudine.Carico i commenti... con calma