Un inguaribile sognatore, un krautrocker degli anni duemila. Folk dell'era digitale, pop per le macchine: così potremmo definire il buon Reimer Eising, in arte Kettel, autore di un elettronica probabilmente non originalissima, forse eccessivamente stagnante su questo specifico stile, ma di sicuro estremamente espressiva.

In bilico tra electro e IDM "My Dogan" è il settimo album per il talentuoso artista olandese; pubblicato nel 2006 sulla in parte anche sua Sending Orbs questo step evidenzia ora più che mai ciò che lo ha reso celebre: un grande, grandissimo, tatto melodico, fonte di melodie spontanee, sognanti e giocose, modello Plaid o Aphex 95/96 (meno easy listening dei primi, meno casareccie del secondo) e, appunto, pesanti reminescenze del krautrock più sintetico e del folk (soprattutto come approccio stesso alla melodia, popular ma poi nemmeno troppo).

Uno stile che lo ha reso celebre dicevamo, ma anche bersaglio di facili quanto ovvie conclusioni - e mi ci metto di mezzo pure io -  infatti, sebbene segnaliamo sporadiche e ultraterrene virate ambient che ogni tanto fanno capolinea sulla creatura fin troppo umana di Eising, va da se che, per il genere che lo stesso propone - che si presuppone puntare alla creatività pura - non risulta molto interessante il fatto di fare lo stesso identico stile da ormai dodici anni, con gli stessi identici synth, gli stessi identici elementi ritmici (fattore che diviene più snervante se pensiamo che praticamente quasi tutte le tracce di tutti gli album hanno questi stessi elementi variando soltanto in melodia e dettagli minori); un approccio che lo ha reso particolarmente adatto all'impietoso e ormai celeberrimo dissing targato Venetian Snares verso questo preciso e ricorrente - specie tra le nuove leve - stile, basato su dolci melodie di albertobalsamiana memoria e costruite attorno a tutta una serie di tecniche abusate e prevedibili, un paradosso vero e proprio, ma c'è da dire che quando il risultato è comunque un album del genere, con queste meravigliose melodie progressive e tali atmosfere beh.. glielo perdoniamo facilmente.

C'è comunque dell'altro, è chiaro (altrimenti staremmo parlando degli U2), tra cui linee acid di 303 usate come ennesimo tassello melodico più che come usuale mezzo di carneficina bassistica, morbide texture di fondo, beats ora semplici ma incisivi nel loro andamento electro, ora leggermente più complessi e dettagliati nella loro masturbazione geek-tecnologica, decine di accompagnamenti l'uno dietro l'altro a formare interessanti sinfonie partendo dal più semplice riff (non certo una caratteristica del genere, che di solito da la precedenza a suoni, glitch e rumori) sono l'ornamento perfetto alle calde e mielose (nel senso buono) melodie del sognatore olandese, che sfociano in più di un occasione anche nell'ambient iper-rarefatta poi divenuta linea editoriale di Sending Orbs (la maestosa"Halt Him", "Cho Choo India", "He's His Own Man") cosiccome nelle vignette/interludi infantili di scuola Boards of Canada ("Billiton Beruh With Cleo&Wouter", "Peeksje 1994", "Meeuwuh"). Tra le tracce 100% Kettel style spiccano l'acid melodica e gioviale di "Mauerbrecher" o "Sylvya", la cervellotica "Sekt I Sing" e l'ibrido breaks/idm di "Follow Me", a mio avviso l'apice assoluto del disco, con un innocuo quanto memorabile giro di piano che non ti si stacca dalla testa.

Un artista eccessivamente figlio dell'approccio giocoso dell'Aphex Twin di metà novanta, ma che al tempo stesso riesce drasticamente a cambiare pelle, scenari e sensazioni quando alle prese con la sua ambient spettrale e fuori dal mondo. Si tratta comunque di un ottimo album e un ascolto stimolante; consigliato in particolare a chi: ok l'idm, ok il click n cuts, il glitch, l'industrial astratta e cazzi vari ma.... la melodia?

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