Da diversi anni il cowboy Charlie Waite (Kevin Costner) aiuta Boss a pascolare il bestiame. Anni in cui i due sono diventati veri amici e hanno ormai grande rispetto l'uno dell'altro. Ad aiutarli nella loro attività ci sono altre due figure: Mose e Button. Tutto scorre limpidamente fino a quando un ranchero del luogo, un certo Baxter, decide che i pascolatori nomadi non possono più operare in quel territorio. Da questo momento inizia una lotta per i diritti. Una situazione che saprà far riafforare vecchi stati d'animo...
Kevin Costner torna al western quattoridici anni dopo "Balla coi lupi", che gli fruttò ben sette oscar. I due film sono però molto differenti. "Terra di confine" si presenta infatti come una pellicola dal forte sapore classico, capace di riportare sul grande schermo i temi principali del western anni sessanta: il passato non proprio onorevole del protagonista, la vendetta, l'amicizia, il regolamento dei conti. Attingendo dal capolavoro "Gli spietati" di Clint Eastwood, di cui riprende soprattutto lo spirito riflessivo, il film di Costner è anche un'accusa alla legge. Paradossalmente chi vive nell'anarchia è maggiormente "uomo" di chi invece sfrutta le norme a proprio piacimento, per gli interessi personali. In uno scenario di continuo soverchiamento della legge, il ferimento di Button sarà la scintilla che farà riflettere i due cowboy. Se Boss (interpretato da uno straordinario Robert Duvall) aspetta pazientemente che il loro amico si riprenda, l'eroe "solitario" Charlie, tornerà a rivivere il proprio passato, fatto di sangue e morte. E in questa riflessione continua l'incontro con Sue (Annette Bening) getterà ancora più nello scompiglio il tormentato protagonista.
Al di là dei rimandi ai classici del genere, "Terra di confine" sa mescolare con sapienza momenti ironici ad altri maggiormente drammatici, in modo da generare un film godibile, fatto di ampi paesaggi e una grande cura dell'inquadratura. La terza opera registica del caro vecchio Kevin ha il sapore epico di chi vuole far rivivere il passato attraverso uno stile classico, carico di pathos e suggestione. Un western in cui si torna a tramare alle spalle, in cui l'imboscata è sempre dieto l'angolo, in cui l'amore rappresenta, insieme all'amicizia, la salvezza di una vita trascorsa all'insegna della crudeltà.
"Terra di confine" è un film lento, ampio, riflessivo. E' un western classico (sia per location che per temi) rapportato alla modernità. Dagli immensi paesaggi, alle lunghissime corse degli equini, alla pioggia continua, tutto parlà di libertà.
C'è chi lo ha definito il miglior western dai tempi de "Gli spietati". "Dead man" gli è sicuramente superiore ma ciò nonostante, Costner ha dimostrato ancora una volta le sue capacità registiche, dando vita ad un film emozionante e dai sani principi etici. Un felice ritorno a quel genere che ha reso celebre il cinema americano.
"Ci sono cose che uccidono un uomo più della morte".
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