Britannia, 140 D.C. Marco Flavio Aquila torna sul suolo dove la sua famiglia ha perso l'onore, quando anni addietro suo padre, comandante della IX Legione, venne sconfitto dalle popolazioni locali, con conseguente perdita dell'Aquila, il simbolo delle legioni romane, il simbolo di Roma nel mondo. L'Aquila nelle mani nemiche significava la distruzione della legione di appartenenza e l'onta d'onore per il capitano della legione stessa. Obiettivo di Marco Flavio è il ritrovamento del simbolo perduto, ma più in particolare ristabilire l'immagine della sua famiglia.

Retroterra poverissimo e alquanto "bambinesco" quello che è alla base del film "The Eagle", altra opera di quel Kevin Macdonald che dopo il già controverso "L'ultimo re di Scozia" sembra aver perso la bussola, almeno per quanto concerne i lungometraggi, mentre per i documentari (vedi "Il nemico del mio nemico"), il discorso è in larga parte differente.

Se infatti l'impianto prettamente registico e formale ha anche degli spunti interessanti, con particolare enfasi all'esaltazione di location splendide, è la storia in se che non decolla, anzi lascia più volte spiazzati per un'evidente inconsistenza di fondo. Soprattutto nella seconda parte della pellicola si assiste ad uno scioglimento completo del film, che va ad impantanarsi in improbabili "uomini foca" e legionari tornati direttamente dall'inferno. Ma il vero punto debole dell'opera di Macdonald è l'utilizzazione del veicolo storico come critica alla società odierna: appare chiaro il riferimento all'opprimente civiltà occidentale, e sebbene il disappunto per i metodi "occidentali" possa anche essere condivisibile, è il risultato sullo schermo che appare decisamente fuori luogo e troppo "eticamente schierato", risultando fin troppo stucchevole in diversi passaggi.

Quello che nella seconda parte sembra diventare una specie di road-movie fantasy nella Britannia dimenticata da Dio, altro non è che l'ennesimo film che pretende di utilizzare il passato storico come veicolo di spettacolarizzazione, senza per questo raggiungere i risultati visivi e catastrofici del precedente "Centurion" di Neil Marshall (sempre incentrato sulla scomparsa della IX Legione).

Dopo l'anonimo e scialbo "State Of Play", per Macdonald un'altra opera priva di spunti veramente interessanti.

Carico i commenti...  con calma