Riguardando tra le recensioni pubblicate su de-baser, ho notato l’assenza di un disco che l’anno scorso ha avuto il suo discreto seguito d’estimatori (tra cui me) grazie alla caratura dell’artista in questione: Keziah Jones. Anche se in ritardo, ve lo propongo perché è davvero un buon lavoro questo BLACK ORPHEUS, pieno di pathos e classe.
Keziah Jones è nato in Lagos, esattamente a Yaba, nel 1968. Il suo nome originale è Olufemi Sanyalou. Quando Jones da bambino andava a scuola, attraversava il territorio della Kalakuta Republic, la comune fondata dall’Imperatore dell’afro-beat, Fela Anikulapo-Kuti.
Un inciso su Fela Kuti: durante i ’70 e gli ’80, il noto artista nigeriano aveva milioni di fans in tutto il mondo. Era un anarchico, un personaggio influente molto scomodo ai governi ed ai potenti africani (difatti si era autonominato Imperatore della Kalakuta Republic). Nonostante i loro tentativi per distoglierlo dall’attenzione pubblica (si è ricorso anche alla prigione e alla tortura), nulla riuscì a zittire la sua voce. Fu purtoppo l'Aids a stroncare Fela, nel 1997, all'età di 58 anni. La sua produzione discografica vanta più di cinquanta dischi e registrazioni. C’è un doppio Best Of di Fela Kuti, della Mca, ve lo consiglio caldamente, potreste esserne sorpresi. Grande artista e pensatore! Ora è il figlio Femi che mantiene vivo il nome del padre, al pari di Ziggy Marley (quindi con meno convinzione del genitore, ma in maniera dignitosa).
Olufemi-Keziah Jones si recava spesso nella comune Kalakuta a visitare un cugino che ne faceva parte. La frequentazione di quel luogo pieno di musica e creatività influenzò in maniera indelebile il suo futuro di musicista. Nel 1987 Jones venne mandato dai suoi a studiare in Inghilterra. Fu lì che mutò il suo nome tribale in quello attuale. Agli inizi, per sbarcare il lunario, Jones suonava la chitarra per le strade, ed in qualche modo poi approdò a Parigi. L’incontro con il produttore Philippe Cohen, il quale fu affascinato dal suono particolare della sua chitarra, gli fruttò la registrazione di una demotape che gli portò fortuna. Tornato a Londra, fu il produttore Phil Pickett che s’interessò subito all’artista, proponendogli un contratto che gli cambiò la vita. Parte così la carriera di questo musicista poliedrico ed esclusivo, che con BLUFUNK IS A FACT (1992-Delabel) ha composto un album di rara bellezza e maestria. Quando uscì quest’album era un momento magico ed irrepetibile per la musica black: nello stesso periodo c’era Prince per il pop, c’erano i Living Colour per il rock e c’erano i Bad Brains per il punk.
Ora è il momento di BLACK ORPHEUS, l’album uscito l’anno scorso nel quale vibrano ritmi funky nella suadente Femiliarise, atmosfere r’n’b a dosi massicce in Wet Question, e arie black-soul in Neptune e Beautiful Emile. Stupenda Afrosurrealismfortheladies, dove Jones ricorda la sua Africa immergendosi in una nostalgia concupiscente e bruciante. Il tutto è punteggiato da contrappunti acid-blues e da illimitata eleganza tecnica.
Un pregevole album, dove sono le speranze, gli ardori, gli sgomenti ad essere messi in gioco. Keziah Jones non ha mai scordato il suo paese (la cover lo vede ritratto tra le palafitte del suo villaggio d’origine): con il sapore moderno ed universale della sua chitarra, gli tributa un disco che dovrebbe figurare nella discoteca di tutti quelli che con la musica vogliono anche riflettere, non solo fantasticare.
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