Ho notato stamane, con estrema sorpresa, che su Debaser, ed, in generale, su molti siti musicali italiani, si parla poco dell'ottimo e misconosciuto Kim Fowley, artista statunitense dalla produzione irregolare, dagli scarsi o punti successi commerciali e dalla verve misconosciuta ai più. Credo allora di far qualcosa d'utile per i lettori del sito se mi soffermo brevemente a parlare di uno dei migliori album del nostro, quell'Outrageous ('68) che, fin dal titolo, appare programmatico ed indicativo degli intenti del musicista.
Album sotto certi aspetti confuso e confusionario, pieno di spunti che sarebbero stati sviluppati nei decenni successivi da artisti insospettabili (prendete i Sonic Youth), "Outrageous" può definirsi come un affresco di rock irregolare, alternativo ante litteram, per certi aspetti affine alle trovate di uno Zappa, di un Captain Beefheart o di un Todd Rundgren, ma molto, molto, molto più acido, deviante e provocatorio.
Il tessuto base di tutte le canzoni è dato dal cantato, ora declamatorio, ora parossisitico, spesso volgare del nostro Fowley, che ci guida - novello Orfeo - in un mondo in cui la musica esprime disagio, follia, vituperio, lontana mille miglia dal bel canto, dalla melodia, dall'ordine razionale e da tutto ciò che poteva piacere al mercato, o, meglio, di tutto ciò che il mercato poteva attendersi da un'artista.
A ciò si aggiungano una batteria spesso indiavolata e dal sound sorprendentemente moderno, la quale, lungi dal mantenere il ritmo in una posizione di mero accompagnamento, assurge sovente ad elemento trainante del brano, conferendo un'atmosfera quasi tribalistica ed orgiastica (Steve Shelley deve aver preso nota), una chitarra al fulmicotone, veloce, acida e cattiva, dunque all'avanguardia per quegli anni '60 in cui tutti si limitavano a celebrare il "While my Guitar" dell'album bianco dei Beatles, quasi precorritrice dei tempi, delle tastiere che donano coloritura ai singoli pezzi attraverso l'effettismo, più che le armonie e le melodie.
Venendo ai singoli ed eterogenei pezzi contenuti nell'album in commento, segnalo le tirate "Animal Man" e "Barefoot Country Boy", rock'n'roll deviati e provocatori, le blueseggianti "Wildfire" e "Up" (ma si tratta di un blues introspettivo e quasi blasfemo, rispetto ai compassati omaggi alla tradizione di altri), l'elegante e ritmata "Hide and Seek" (con ottimi intrecci di chitarra sulle trame di basso e batteria), la "Bubble Gum" coverizzata dai Sonic Youth in Evol, le sconcertanti "Inner Space Discovery", "Caught in the Middle", "Down", degne di un Beefhart in trip allucinogeno (ok... molto più allucinogeno del solito).
In sintesi, un lavoro che mi sento di consigliare ed un artista che andrebbe riscoperto per quanto è stato capace di rappresentare la musica "alternativa", quando questo termine aveva forse davvero un senso, e per quanto ha influenzato, senza essere parimenti celebrato, molta della scena punk-wave statunitense.
Un applauso al bravo Kim.
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