"L'autoproduzione e l'autogestione come strumenti per la comunicazione e le esperienze antagoniste". Rileggere questa frase nel retrocopertina, oggi, a distanza di oltre vent'anni dagli esordi fa decisamente un certo effetto: Alberto, Giampiero, Sergio, Marco, Stefano: o più semplicemente, nel tempo, i Kina.
Misconosciuta (...ma mica tanto) band che ha rappresentato ed accompagnato una parte fondamentale del vitale, reattivo, rock indipendente, antagonista (definizione estremamente generica... utilizzata non a caso) di casa tricolore.

Nato agli albori degli anni '80, questo scalcinato manipolo di imberbi, cocciuti punksters, provenienti dalle arcigne, fredde e "desertiche" lande Valdostane, hanno mosso i primi furibondi, post-adolescenziali, determinati passi nell'allora fervida, nascente scena punk/anarchica tricolore... (bei tempi!). Registrato in soli quattro giorni "Parlami Ancora", venne dato alle stampe nel 1992, per la autogestita, storica etichetta (e non solo...) della stessa Band: BluBus Records (omaggio nient'altro che allo scalcinato furgone azzurro che li ha "comodamente accompagnati" in giro per quindici lunghi, intensi, anni di concerti in mezza Europa); a modesto avviso di chi umilmente ciancia a posteriori, rimane con tutta probabilità il lavoro più raffinato ed intenso, grazie anche all'apporto propulsivo del sassofonista/chitarrista/vocalist Stefano Giaccone (credo non vi sia necessità di ulteriori "presentazioni").

Quarto album in studio della loro non troppo copiosa discografia (cinque studio-album e tre dischi dal vivo più una manciata di singoli), colpisce per forte immediatezza armonica (non faciloneria...) e freschezza compositiva: limati gli aspetti più hc/efferati (di qualità eccellente, a scanso di equivoci) degli esordi, vengono alla luce lucide canzoni aggressive, trascinanti ed intriganti ma "con tatto" (mi si perdoni la forzatura): "Strade vuote" , "L'assalto del tempo" oppure la acustica "Fu il vento", rasentano davvero l'immortalità, dotate di quella forza e altisonante qualità che ancora oggi ci permettono di riconoscere loro quali elementi portanti ed insostituibili di un certo tipo di suono (per così dire) non-allineato; l'essenza punk/hardcore è sicuramente ancora presente, (soprattutto a livello poetico/testuale), ma come passato al setaccio, prosciugato (ma non sterilizzato) dagli aspetti più-a-grana-grossa... il risultato è sotto le orecchie di tutti: un autentico e piccolo capolavoro!

Qualcuno sosterrà la classe non eccelsa (a livello meramente esecutivo...) di quanto propugnato: il perno portante di dischi come questo (e di questa musica) è la assoluta schiettezza di intenti messa in campo e la devastante sincerità nel risultato ottenuto. Alberto e Sergio, dal 1999 proseguono quell'indimenticato/bile discorso, nella nuova kina-incarnazione denominata "Frontiera", la quale a breve darà alle stampe il nuovo e secondo lavoro... "Parlateci ancora" mi raccomando.

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