Potessi disporre di 55 pallini invece che soltanto 5 per votare questo album, ebbene, glieli appiopperei tutti e magari anche qualcuno in più. C'è una triste smania in Italia, quella di smicciare sempre oltre oceano per poi prostrarsi a Sua Santità Stati Uniti d'America e così gli aostani Kina si beccarono l'appellativo, lusinghevole senza dubbio, di "Huskers from the mountain" azzeccato in parte ma anche molto limitante.
Non stò a sperticarmi su chi furono e cosa fecero nel campo dell'hardcore italiano, mi preme di più sottolineare che questo disco, "Se ho vinto Se ho perso" è una gemma che risplende poetica, scorre via nelle tue riflessioni e torna ancora e torna ancora e ti ritrovi a metterlo su e a cantare quelle canzoni con loro sotto il palco pieno di entusiasmo, da solo mentre lavori, rimbombano registrate su qualche malconcio nastro TDK nell'autoradio (c'ho ancora l'autoradio a cassette....) e quando magari è un pezzo che non lo riascolti e ti ricapita sotto mano è quasi impossibile non dargli un ascolto e sprofondare nei ricordi, splendidi ricordi. Riflettere su se stessi, sul rapporto tra se e gli altri, sull'amicizia e le difficoltà giornaliere, sulla catastrofe incombente e sull'apparente inerzia umana che lascia sgomenti.
Se poesia e musica dura (hardcore) si sono mai incontrate, beh, in questo album c'è stato un vero e proprio abbraccio caloroso fra le due espressioni artistiche, un fondersi con naturalezza, con la stessa naturalezza e semplicità con la quale i tre montanari da sempre cantano le loro canzoni. I Kina con questo album hanno spinto l'hardcore ben oltre i suoi vetusti confini, musicali e lirici. Una band immensa e indimenticabile, onnipresente nel mio cuore. Huskers from the mountain?
Mi sono sempre divertito a pensare che fossero gli Huskers i Kina from Minneapolis.
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