Mi piacciono questi gruppi di "spaccamontagne". Penso a band come gli Arbouretum (prima della svolta con l'ultimo album) oppure i Pontiak: questa musica psichedelica acida e che ti trasmette una specie di contatto viscerale con le forze della natura e come se tu fossi un tutt'uno con essa. Una specie di heavy-psych eco-compatibile. Del resto in entrambi i casi citati il legame con la natura costituisce qualche cosa di forte: i tre fratelli Pontiak in particolare. A parte che adesso si sono dedicati anche alla produzione della birra e hanno aperto una loro birreria sulle Blue Ridge Mountains in Virginia, Jennings, Van e Lain avevano l'abitudine di pernottare in tenda nel corso dei loro tour, proprio per esaltare questo contatto con la natura che considerano al centro del loro pensiero.

I King Buffalo, formazione heavy-psych di Rochester nello stato di New York, riprendono in qualche maniera questo stesso spirito selvaggio e queste sonorità acide e psichedeliche derivative dal sound del genere degli anni settanta e che in questi ultimi anni hanno fatto la fortuna dei Wooden Shjips di Erik "Ripley" Johnson. Formatosi nel 2013 il trio (Sean McVay, Scott Donaldson, Dan Reynolds) dopo la pubblicazione di uno split con gli svedesi Lé Betre e il primo LP ("Orion") si è fatto conoscere in giro per gli US suonando in tour con Elder e All Them Witches e adesso rilancia con questo EP denominato "Repeater" e pubblicato su Stickman Records. Il sound della band appare più "levigato" rispetto al passato e oggi si basa fondamentalmente su robuste e lunghe ripetitive composizioni psichedeliche nello stile dei Black Mountain e caratterizzate da una vena decisamente acida ("Repeater", "Centurion") e il drone che è oramai divenuto marchio di fabbrica del genere negli ultimi anni ("Too Little Too Late"). Trattandosi di un EP il giudizio è chiaramente parziale, ma le sensazioni sono molto positive e a questo punto aspettiamo il prossimo LP per vedere se si è compiuto il definitivo salto di qualità.

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