Definito da Kurt Kobain dei Nirvana "il disco più bello di tutti i tempi", "Red", pubblicato nel 1974, è l'ultimo album di una delle incarnazione del gruppo inglese King Crimson, prima della successiva formazione del 1981 con Adrian Belew e Tony Levin, oltre agli stessi Robert Fripp e Bill Bruford già presenti in questo disco.
Formazione storica del Pop-Rock Progressive inglese fin dal suo esordio nel 1969, il gruppo capitanato dal suo leader assoluto e carismatico Robert Fripp, si è sempre distinto e distaccato dai suoi epigoni dell'epoca, per una ricerca di linguaggio che mutuava elementi stilistici presi in prestito dal jazz freddo o anche dal free-jazz, mescolandoli ad armonie di tipo classicheggianti e sinfoniche in compositori come Sibelius, Stravinskji, Mahler, e altri.
Nell'album "Red" tutto questo raggiunge l'apoteosi nel brano che chiude il disco "Starless", dove la languida e struggente introduzione di Mellotron e chitarra solista, non fà presagire a nessuno quello che accadrà di lì a poco per quanto riguarda lo svolgimento del brano. Dopo la esposizione del tema, semplicemente meraviglioso nella sua apparente semplicità, il pezzo si ferma per ricominciare da una sola nota di chitarra elettrica che suonando in un tempo ovviamente disparo, và lentamente ma progressivamente a scontrarsi con altre note sempre di chitarra in un crescendo dissonante degno della migliore tradizione free, fino al ricongiungimento di tutto il gruppo che si ritrova in un vertiginoso 13/8 con la unica conclusione possibile: la ripresa del tema iniziale affidato stavolta al sax di Mel Collins mentre il basso Fender Precision di John Wetton riesce a scandire le toniche delle melodia come un martello pneumatico da Giorno del Giudizio. Finale da brividi alti come un grattacielo, a scandire la fine di un epoca con sei anni di anticipo, gli anni 70', e ad annunciare con una profetica inquietudine i decenni che sarebbero arrivati, con tutto il loro carico di follia e cupezza arrivati fino ai giorni nostri.
Robert Fripp, genio assoluto della musica inglese da oltre tre decenni, insieme a personaggi come Roger Waters, Peter Gabriel, Brian Eno, Robert Wyatt, Peter Hammil, David Bowie, e pochi altri, ci regala il disco "summa" di tutti i precedenti del gruppo, con echi di "21th Century schizoid man" e "In the court of the Crimson King", spalancando le porte alla musica punk che l'anno successivo sarebbe esplosa in inghilterra, ma con un arrivederci al capitolo successivo del gruppo, quello del 1981 con Belew e Levin, formazione stavolta dai toni cocainomani e allucinati, con l'annuncio tra le righe dei testi, di un delirio collettivo che ci avrebbe portato tutti ad un appuntamento con il destino magari presso il World Trade Center.. Ma questa è un altra storia.
Franco De Biase
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