Parlare di questo grandissimo album non è molto semplice per me, considerando che è stato molto importante per la mia crescita in campo musicale, in quanto mi ha fatto conoscere i King Crimson e mi ha fatto iniziare ad ascoltare il prog.
Prima di iniziare la recensione, permettetemi di inserire qualche nota storica su questo epocale album.
Siamo nel 1974, un anno molto importante per il prog rock, che si stava lentamente trasformando. Infatti molti gruppi formatisi pochi anni prima scomparvero, in Italia il prog era degnamente rappresentato solo da PFM, Le Orme e dai neonati Area e gli stessi King Crimson erano a un passo dallo scioglimento (che avverrà nel 1975). Ma prima di sciogliersi, il Re Cremisi ha pensato bene di lasciarci il suo miglior disco (secondo solo all'inarrivabile debutto).
Il disco si apre con la strumentale title-track, che riesce subito a catturare l'ascoltatore grazie al suo riff ipnotico e insistente. Sette minuti che si lasciano ascoltare e che lasciano il segno. Punto a favore dei King Crimson. La canzone seguente è un piccolo gioiello: si tratta della soave "Fallen Angel", eppure, anche nella sua dolcezza e morbidezza, lascia trasparire un velo d'inquietudine. Sarà forse per il riff assassino di Fripp o per la voce magica di Wetton? Mistero. Si passa così alla terza traccia, ovvero la tormentata "One More Red Nightmare", dove è Fripp a farla da padrone con un assolo fantastico a dir poco, uno dei migliori nella carriera del chitarrista, con i King Crimson e non. Adesso viene il turno della seconda traccia strumentale, "Providence". Lo strumento prevalente di questa traccia è il violino di David Cross, che riesce a creare un'atmosfera davvero suggestiva. Siamo arrivati all'ultima traccia nonchè capolavoro assoluto dell'intero platter: la magnifica "Starless". Come da tradizione King Crimson, questa canzone, essendo l'ultima, è anche la più lunga, infatti (per nostra fortuna) dura circa 12 minuti. La canzone si apre con una intro realizzata da archi e tastiere, a cui si sovrappone la calda e avvolgente voce di John Wetton. A partire dal quinto minuto, Fripp ci regala un'inquietante assolo, lungo tre minuti, che confluisce nel finale più bello che la musica ci abbia mai regalato (secondo solo a quello di "Learning To Live" dei Dream Theater).
Ricapitolando questo è il disco più bello sfornato da una delle migliori formazioni di sempre, che si scioglierà di lì a poco, rilasciando il superbo live "U.S.A." nel 1975.
Tracklist
01 "Red"
02 "Fallen Angel"
03 "One More Red Nightmare"
04 "Providence"
05 "Starless"
Formazione
Robert Fripp - Chitarra, Tastiere
John Wetton - Voce, Basso
Bill Bruford - Batteria, Percussioni
David Cross - Violino, Archi
P.S.: scusate per la noiosissima analisi track-by-track, che ho compiuto perchè
1° Le canzoni sono solo cinque e sarebbe stato un pò stitico parlare genericamente di questo album
2° Tutte le canzoni sono molto diverse tra loro e sarebbe stato difficile "generalizzarle" (non so se va bene il termine, ma penso che mi abbiate capito) per fare una recensione più breve
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