Si celebra la tetra cerimonia funebre ("Funeral") di Abigail LaFey - la prima nata morta il settimo giorno di Luglio del 1777-  sette loschi uomini devono inchiodarla alla sua bara, con 7 chiodi d'argento, uno per ogni braccio, mano e ginocchio, e il restanti dei 7, attorno alla sua bocca, cosicché non possa più risorgere e causare altro male. Sono passati quasi 70 anni dalla morte di Abigail e un cocchio accompagnato dall'oscurità arriva su una casa in collina ("The Arrival"), dove risiede Johnatan LaFey con la moglie diciottenne Miriam. John vede arrivare i sette cavalieri  e da loro viene avvertito che è il momento di allontanarsi per evitare il malvagio potere della villa. John però li caccia fregandosene e questi se ne vanno lanciando un monito: "un giorno avrai bisogno di noi". John va a dormire, e appena spegne l'ultima candela della villa, ombre furtive strisciano sui muri ("A Mansion In Darkness"). Stremati, e ignari di ciò che incombe, i due sposi si addormentano. Il sonno del ragazzo viene però subito interrotto: il letto, nonostante il fuoco acceso, è ghiacciato e dal buio appare l'ombra di un uomo. E' il conte LaFey, un antenato di Johnatan ("The Family Ghost"), ed invita il giovane a seguirlo nella cripta, lì dove giace Abigail, perchè "è tempo che lui sappia". "Non avere paura, amico mio, sono lo spirito di LaFey, ed è giunto il momento che tu vada nella cripta dove riposa Abigail, è tempo di sapere". Guidato dal fantasma il discendente scopre così il tragico passato: indicando un sarcofago l'ombra gli confessa che "Abigail è qui da anni e anni, dalla nascita... ma ora il suo spirito è dentro tua moglie e c'è solo un modo per fermare il suo ritorno: devi ucciderla!"
Storia narra, infatti, che il conte LaFey, vedendo l'infedeltà della moglie incinta, uccise la dolce metà buttandola giù dalle scale, facendo in modo che il feto, che venne appunto chiamato Abigail nascesse morto ("The 7th Day Of July 1777"). La situazione vuole che la moglie di John sia gravida e non manca tanto a che il loro bambino nasca. Purtroppo ormai John ha capito - chiaramente in ritardo - i presagi ("Omens") e le parole dei cavalieri ed ormai è troppo tardi dato che la moglie è posseduta ("The Possession"). Sa che la cosa migliore sarebbe ucciderla ma proprio non ci riesce. In un estremo e disperato tentativo cerca di comunicare con la moglie ma riceve solo lo scherno di Abigail, che ormai ha preso pieno possesso del corpo della ragazza. La minaccia di un prete che sappia cosa fare apre però un varco e Miriam riesce a parlare con lui, svelandoci così il triste ed ineluttabile finale che si prepara: "il nostro tempo è finito. Ricorda: le scale... è l'unico modo". Johnatan ha deciso e, con l'intento di ripetere il gesto del suo antenato, convince Abigail/Miriam a seguirlo nella cripta, perchè "possa nascere lì dove è morta in passato" ("Abigail"). John prova ad ucciderla, ma, distratto, viene gettato lui dalle scale, con morte sua e della moglie, che soccombe al parto. Nello stesso momento della doppia esecuzione si sentono nitrire dei cavalli, e i sette cavalieri ("The Black Horsemen"), servi del conte nel primo omicidio, intervengono prelevando la nascitura e portandola nella cappella della foresta, ove una bara e una cerimonia funebre aspettano (e qui bisogna fare un gran balzo indietro e tornare a "Funeral").

Come avrete certamente capito, Abigail è uno strepitoso concept album metal in cui le tematiche orrorifiche tanto care al nostro Re Diamante si fondono con energia e creatività al tessuto gotico e alle sfumature black della sua musica. Certo si può obiettare che la storia narrata non sia delle più originali ma è un dato di fatto inconfutabile che le tessiture metal mai come altrove probabilmente si prestano a soffocare, sottolineare, annebbiare in maniera magistrale sotto forme di assoli e cantati inquietanti le emozioni che i testi propongono. Siamo di fronte ad un songwriting dei più ispirati e soprattutto ad una realizzazione sopraffine. Infatti il nostro Re si avvalse per la registrazione di questa stupenda pietra miliare del metal di strumentisti del calibro di Mikkey Dee - batterista dei Motorhead -  e di chitarristi come Andy LaRoque (in grado di partorire un capolavoro come "Individual Thought Patterns" dei Death suonato in maniera completamente diversa ) e l'ex Mercyful Fate Michael Denner che riuscirono nell'impresa lodevole di imprimere tecnica, violenza, assoli da far rabbrividire, comparti ritmici fantastici e coinvolgenti, tutto in un album in cui i brividi sono a portata di mano già dalla copertina - una carrozza funebre che, nel cuore della notte, trascinata da due oscuri destrieri guidati da due inquietanti figure col capo chinato, porta una bara verso una sconosciuta destinazione. Nel disco King usa ad eccellenti livelli il suo tipico falsetto, alternandolo a voci gracchianti, voci pulite e voci urlate, ricorrendo ad arte ad accorgimenti stilistici quali il sussurro di parole chiave del testo ed il ricorso all' uso di voci sovrapposte per rendere ancora più inquietante l'atmosfera. Break inaspettati, cambi di tempo, strutture completamente imprevedibili, soli sapientemente arrangiati che arricchiscono la disperazione, la paura, il mistero contribuiscono con le sopraccitate qualità dell'opera a farne non solo una delle perle della discografia di King Diamond ma anche uno dei concept album migliori della storia del metal.

Insomma un lavoro incredibile, tecnico, fluido, elegante e maligno, non un solo passaggio fuori posto, davvero grandissimo ed uno dei pochi concept che fondono ad arte testo, musica e voce : una storia agghiacciante, una voce evocativa e assolutamente credibile, musica superlativa che non vi rimane altro che ascoltare in religioso silenzio, al buio... Che inizi la cerimonia funebre!

See Ya!

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