È passato ormai molto tempo (diciotto anni) e King finalmente ritorna a casa Amon per ritrovare un po' di serenità dopo esser stato in un sanatorio mentale. Ancora scioccato per la telefonata ricevuta da quella megera di sua nonna che riteneva fosse morta, King vuole vederci chiaro su tutta la vicenda. Rimangono ancora insolute troppe inquietanti questioni circa la morte di sua sorella Missy, circa il probabile malsano legame di sua madre con il suo diabolico terapeuta, il dottor Landau, ma, soprattutto, circa la sua presunta pazzia. Non passano giorni che King non senta la mancanza di sua sorella Missy.
"At The Graves" con il suo incedere malefico e i suoi cambi di tempo maestosamente granitici, oltre che il calibratissimo uso del sintetizzatore, è una suite di gothic heavy metal imprescindibile di quasi nove minuti che mai soffre di cali di ispirazione.
Ora, pur di rivederla per l'ultima volta, King sarebbe pronto a tutto, anche a concedere a loro, le invisibili presenze che animano casa Amon, il controllo della stessa casa a patto che Missy torni in vita per parlargli e scoprire come davvero sono andati i fatti, per fugare lui tutti i dubbi. "Sleepless Nights" con il suo riff iniziale quadrato e l'arpeggio delicato è una nerissima miscela di pathos sanguigno e sulfureo che incanta grazie anche al solito superbo lavoro vocale del Re Diamante.
Intanto lo stress di King cresce, è ormai insopportabile. Il sottile equilibrio che credeva di aver faticosamente conquistato è minacciato dalla aura oppressiva del dottor Landau. La struttura notevolmente spigolosa e non lineare di "Lies", grazie ai suoi riff venefici sempre scostanti e incalzanti, quasi come ideali fendenti ciechi, che ci avvertono dell'atmosfera cupa e claustrofobica, quasi ossessiva che scuote King sono l'ennesima dimostrazione della facilità con cui King Diamond e i suoi strumentisti riescono a realizzare sapientemente un connubio fortissimo tra musica e testo, che, come al solito permea tutta l'opera. Ma torniamo alla trama del platter.
Nottetempo, eccola Missy apparire a King e spiegargli che è in pericolo, e metterlo in guardia sotto forma di incubo da quello che ha tutta l'aria di essere un malefico complotto ordito alle sua spalle ad opera appunto del dottor Landau. Egli, infatti, è pronto a sposare sua madre per impadronirsi di Casa Amon ma prima di tutto dovrà liberarsi di lui. "Visit From The Dead", con il suo arpeggio melanconico e noir che sfocia in un riff speed-metal accattivante e la successiva inquietante "The Wedding Dream", introdotta da una marcetta nuziale acidissima sono i momenti tra i più raffinati dell'intero platter, con i lavori solistici di LaRoque e Blakk decisamente puntuali ed espressivi ad impreziosirne la struttura.
Certo, oramai casa Amon appartiene a loro ("Amon belongs To Them" è una cavalcata metal serratissima con interessanti soluzioni melodiche ) e in una sorta di delirante discussione King prova a spiegarsi a sua madre tornata a casa con lo psicoterapeuta, ma il dottore gli da del pazzo e lo seda prontamente. Intanto, convince maleficamente un prete del fatto che sia stato proprio King l'assassino di sua nonna ed il ministro preme affinchè si agisca subito, perchè probabilmente egli è posseduto da Satana in persona. Si prodiga, dunque, insieme al dottor Landau affinchè un rogo venga apprestato per bruciare il ragazzo e liberarlo dal male, dopo di che i suoi resti verrano riposti nella stessa tomba di sua sorella. Tutto ciò consentirà al dottore e a sua madre di essere i soli padroni di casa Amon. La strumentale "Something Weird" è l'ideale ponte sonoro tra l'attuale confusione mentale di King e l'ineluttabile e triste destino che gli si sta per parare innanzi, potentemente descritto dalla successiva quadrata "Victimized", in cui il massiccio uso di tastiere crea intensa tensione emotiva e dalla sinistra e claustrofobica semistrumentale "Let It Be Done".
"Cremation", uno straziante grido di vendetta malefico, con il suo lungo assolo acido che la scuote nervosamente, imperiosamente la alimenta dall'inizio alla fine, la infetta e sembra quasi penetrare strisciante nella vostra stanza per inquietarvi, raccoglie la promessa funesta di King di tornare dall'oltretomba a torturare e infestare ogni attimo della loro grama esistenza per sempre.
È innegabile che King Diamond sia una delle menti più prolifiche in ambito metal in quanto a tematiche orrorifiche, come pure è innegabile la bravura grazie alla quale è riuscito, con il suo solito repertorio vocale assassino (che gravita tra vocine delicate e pulite, suoni gutturali e grugniti caustici e falsetti suadenti e isterici) e la partecipazione di strumentisti del calibro di Denner, Andy LaRoque e Pete Blakk, oltre che del puntuale apporto di Mikkey Dee (alla sua ultima collaborazione col Re Diamante in questo disco), a tramutare i suoi peggiori incubi in alcune delle pagine più belle della storia del metal. Questo ennesimo concept-album vede un più largo utilizzo di tastiere e sintetizzatori che concorrono senza dubbio ad irrobustire il sound, iniettando fascino sinistro e opprimente in tutta l'opera. Con il sequel di "Them", si chiude, tuttavia, probabilmente una delle fasi più espressive della discografia del Re Diamante.
Infatti, qualche piccolo scricchiolio gli impedisce, a mio modesto avviso, di raggiungere i fasti dei due precedenti lavori, pur rimanendo su ottimi livelli. Ad esempio, rispetto a "Them" e ad "Abigail", nei quali la struttura tematica era profondamente ricca e ricamata, l'impressione che si avverte dal punto di vista lirico in "Conspiracy" è che l'idea di riprendere la storia del precedente platter possa averne tolto slancio e dunque impatto, risultando nel suo sviluppo un po' banale. Giocoforza, con essa alcuni momenti dell'album quantomeno risultano poco memorabili. Appunto secondo va mosso anche alla copertina dell' album, che è la prima della discografia solista del Re Diamante a ritrarlo con la sua tipica maschera, cosa che comunque toglie fascinosità al prodotto. Basti pensare a tal proposito alle copertine di "Abigail" e dello stesso "Them" che ne preannunciavano la teatralità e l'atmosfera cupa e orrorifica, con i loro colori pastellati, che sanno di antico e oscuro.
Ad ogni buon conto, "Conspiracy" come "Them" e il magnifico "Abigail" ci consegnano un King Diamond incredibile compositore di storie horror e creatore di concept album metal fascinosi, che vividamente disegna nella vostra mente scenari tetri e malefici. Consigliatissimo agli amanti metal del buio e delle atmosfera gotiche.
P.S. : Dedico a Francescobus questa e la precedente recensione di "Them", dato che, in tempi insospettabili, provò ad incoraggiarmi nella scrittura di entrambe, convinto che ne potessero uscire cose buone. Spero che il risultato e l'attesa siano all'altezza delle aspettative.
See Ya!
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