Navigando su DeBaser mi sono accorto (con mio sommo piacere) che mancava la recensione di "The Puppet Master" di King Diamond, perciò mi sono permesso di provvedere ad integrare le recensioni su questo poliedrico e molto particolare artista danese.
Per chi non conoscesse il suddetto singer faccio un brevissimo sunto biografico: nacque nel 1956 a Copenaghen ed è noto per esser stato il cantante dei Mercyful Fate (gruppo molto tecnico e con testi spiccatamente satanici), con i quali ha fatto uscire il famoso "Melissa" nel 1983. Il primo album della sua carriera solista è "Fatal Portrait" del 1986, ma viene sempre ricordato per la saga, in due parti, di "Abigail" (il secondo episodio è uscito dopo più di dieci anni dal primo, e in quest'ultimo collaborò anche l'attuale batterista dei Motorhead, cioè Mikkey Dee).
La peculiarità del sig. Diamond è sicuramente quella di inventare storie dell'orrore e di tradurle in musica, in poche parole crea sempre dei concept albums (tranne in "Fatal Portrait" dove ad esser collegate da un unico filone sono solo le prime tre canzoni) e l'album che io voglio proporvi non sfugge di certo a questa bella tradizione. Per prima cosa vi espongo velocemente la storia (senza rivelare il finale ovviamente, dovrete scoprirlo ascoltando eheheh): siamo a Budapest nel XVIII secolo e un simpatico teatro dei burattini nasconde in realtà un terribile e macabro segreto... L'atmosfera cupa del disco è ben resa della band che accompagna un Re Diamante in ottima forma e tendente a mettere un po' da parte il suo noto falsetto in favore di un cantato più standard, ma non di certo banale e scontato. Le canzoni sono in generale un esempio di ottimo Heavy Metal classico di stampo europeo, impreziosito da uno stile barocco molto evocativo, da una batteria bella sostenuta e da eccellenti soli di chitarra ad opera della premiata ditta Andy La Rocque/Mike Wead. Rispetto alla saga di "Abigail" il disco risulta essere più immediato ed orecchiabile, da segnalare sono le splendide "Magic" e "The Eyes".
In conclusione un album stupendo ed anche se nella sua carriera King Diamond ci ha regalato perle maggiori, io stacco un bel cinque perchè tale lavoro ha per me un valore affettivo enorme.
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