E' possibile concepire, registrare e pubblicare sei dischi, ognuno diverso dall'altro, in due anni? E con risultati spesso spiazzanti e strabilianti? Normalmente no, almeno per quanto riguarda il lato qualitativo della faccenda. E invece questi sette psicopatici australiani denominatisi King Gizzard And The Lizard Wizard pubblicano or ora “Nonagon Infinity”, come al solito senza quasi nessun preavviso.

Se con “I'm In Your Mind Fuzz”, del 2014 esplorarono le lande di un garage mutante, ornato di intermezzi di flauto, nel successivo “Quarters” si cimentavano in 4 suite di 10 minuti l'una, facendo capire che dietro l'attitudine sballata si nascondesse ben altro. Altro che si palesò nell'inaspettato “Paper Maché Dream Balloon” uscito a ridosso dello scorso Natale, bellissimo pout- pourri di folk albionico, melodie beatlesiane, ance di vario tipo e spruzzi di psichedelia ebete.

Cosa aspettarsi quindi da questo nuovo parto improvviso? Diciamo che musicalmente parlando si torna verso le sonorità di “I'm In Your Mind Fuzz”, ossia ad un garage dalle tendenze robotiche, quasi krautrock nel suo reiterare linee di chitarra, pattern ritmici, anche fra un brano e l'altro. Qualcosa di simile erano riusciti a fare I Thee Oh Sees di John Dwyer in “Carrion Crawler/The Dream”, , che riusciva nel fondere assalto garage fracassone e ritmiche motorik.

Ecco, in “Nonagon Infinity” i King Gizzard portano alle estreme conseguenze questa idea di reiterazione musicale, propondendo nove brani volutamente concepiti come una jam continua, dove non c'è in pratica uno stacco netto, e che se ascoltati con la funzione repeat in pratica si trasformano in un loop infinito.

Difficile descriverne i brani, ma diciamo che personalmente la doppietta “Gamma Knife” e “People-Vultures”, con tanto di video in successione che definire delirio puro è poco, sono micidiali esempi di garage anni 2000. Come detto, si preferisce di brutto l'assalto frontale, rispetto alle pause mid tempo dei dischi precedenti (“Evil Death Roll” o il quasi metal di “Road Train”), qui presenti in parte solo in “Mr. Beat” o nella cantilenante “Wah Wah”.

Ad essere sincero, finora è il disco meno riuscito di questi pazzi australiani, però attenzione, perchè il loro verbo si sta lentamente diffondendo, e dietro il nome stupido, l'attitudine cazzona si nasconde un gruppo con le contropalle. Qualcuno li porti in Italia, subito!

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