«Ci siamo conosciuti al Burger King. Il colpo di fulmine è scoccato davanti al distributore delle bibite. Oddio quanto la amo.» questi sono i Ramones.

«Qualcuno mi ha rubato la bicicletta. Tanto lo so che sei stato tu, ridammela prima che ti vengo a cercare che è meglio, fidati.» questa è la rissosa mia adorata Amy.

«Quando ero piccola bagnavo il letto. L'infermiera disse che sarebbe passata presto. È tutto a posto.» e questa è Hannah.

Perché quello che canti è importante e puoi pure fare innamorare qualcuno, qualcuno come me che adora sentirsi cantare minime storie di vita quotidiana senza nessun fronzolo. Insomma, un centinaio di parole possono bastare e pure avanzare per raccontare un piccolo mondo, basta che sia il tuo mondo, e qualcuno che ti sta ad ascoltare e ti capisce al volo c'è di sicuro.

Poi, se la prima cosa che mi fai venire in testa a sentirti cantare è «Cazzo, ma è Hope?» un posto nel mio cuoricino te lo sei conquistato. Come canta Hannah a me ricorda tanto Hope Sandoval, stessa monotonia, più scazzata e disillusa e molto più terra terra, e lo intendo come un sincero apprezzamento.

«Di giorno canto in un gruppo, la sera servo birre al pub. Un giorno mi piacerebbe essere madre ma mi sa che di tempo ne passerà un bel po'.» si presenta così Hannah in «A Well-Made Woman». In quel pub ci lavora anche Craig; si piacciono, hanno un sacco di cose in comune; poi ad Hannah piace cantare e Craig si diverte a suonare la chitarra, e a questo punto è ovvio che provano a fare qualcosa assieme.

Fanno i King Hannah, un ep due anni fa, un singolo lo scorso anno rifacendo «State Trooper» di Bruce Springsteen, un elleppì all'inizio di quest'anno e, per inciso, «I'm Not Sorry, I Was Just Being Me» è album di una bellezza disarmante, spartana e a volte pure commovente; derivativo in tutto e per tutto e a maggior ragione m'impressiona la personalità con cui Hannah e Craig fanno proprie e rendono assolutamente credibili oggi sensazioni e atmosfere di tempi in cui mi sa che quei due nemmeno erano nati; così come m'impressiona il modo in cui riportano al proprio sentire il sentire altrui e in questo senso il rifacimento di «State Trooper» per me ha del miracoloso.

Un mezzo miracolo lo sono pure i 12 pezzi di «I'm Not Sorry, I Was Just Being Me»: 10 veri e propri, uno strumentale e 2 brevi intermezzi, volano alto tutti, alcuni talmente tanto e con tale forza che trascinano su pure me, come «All Being Fine», «The Moods That I Get In», la conclusiva «It's Me And You, Kid».

Sia come sia, chi non è ancora uscito dal cono d'ombra di Rain Parade, Opal e Mazzy Star; chi ancora rimpiange le ballate che Jesus & Mary Chain tirava fuori ai tempi di «Psychocandy» e «Darklands»; chi ancora pulsa al ritmo narcotico di Portishead e Massive Attack; chi ancora si ostina ad attendere da Neil Young il seguito di «Psychedelic Pills»; ecco, tutti questi a King Hannah dovrebbero assolutamente dare ascolto, ora, perché è impossibile che durino.

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