Avrà pure la faccia imbronciata e scostante da tedesco incazzato, sicuramente il suo carattere ed i modi autoritari gli avranno alienato possibilità di migliore carriera, ma non riesco a non stravedere per la visione musicale del buon Lenny Wolf, misconosciuto (in Italia) factotum di questa banda di hard rock nata a Los Angeles e spinta in classifica dalla allora fiorente multinazionale Polygram, ben presto riciclatasi suo malgrado ad Amburgo, a far dischi per la locale etichetta indipendente SPV o per l'italiana Frontiers, con mercato e seguito quasi solo in Germania.
L'uomo ed il suo progetto, tacciati all'inizio di carriera (non senza ragione) di manifesto e pedissequo plagio dello stile dei Led Zeppelin, si sono da un bel pezzo affrancati da qualsivoglia appunto in proposito: è vero che gli esordi hanno ricalcato clamorosamente le orme del Dirigibile, ma subito dopo si sono evidenziati apprendimento e sperimentazione, evoluzione ed attenzione, creatività e passione, senza dare minima priorità alle mode ed al riscontro commerciale.
Partiti nel 1988 con un rock blues granitico e melodico, gli ancor oggi attivi Kingdom Come si sono trasformati in un progetto industrial, più che mai granitico e melodico, che vede praticamente il solo Lenny Wolf ad autoprodursi i dischi in studio, mantenendo poi una live band sempre pronta per eseguire la sua musica sul palco. Il passaggio fra i due generi musicali non è stato traumatico bensì progressivo, coinvolgendo l'intera porzione centrale dei tredici lavori sinora pubblicati, diciamo da questo "Twilight Cruiser" che è il quinto della serie (anno 1995) ed ancora quasi completamente hard rock classico, fino a "Perpetual", uscito nove anni dopo e decisamente contaminato di industrial.
Lenny è un chitarrista, quindi sostanzialmente se la canta e se la suona, la sua musica. Ma non solo: la sua esigente (e sicuramente arrogante) meticolosità e cura per i propri progetti arriva a richiedere la più rigida ottemperanza alle partiture da lui elaborate, compresi i singoli colpi su tamburi e piatti... ma anche la regolazione degli amplificatori e forse, perché no, lo spessore dei plettri! L'uomo è per certo il classico rompicoglioni con un'altissima considerazione di sé, ma anche adeguata preparazione, tanta passione e idee chiare e precise in quanto a scelte musicali, preferenze timbriche eccetera.
Questo è un disco di hard rock classico moderno quasi perfetto: batteria che cannoneggia grandiosamente, tenuta preferibilmente a mezzo tempo o a tempo lento... bellissimi riff ed incastri di chitarre ritmiche, con un ruolo decisivo anche per le pause, i silenzi fra uno staccato e l'altro, secondo la mirabile scuola Ac/Dc... suoni sintetizzati ed elettronici tempestosi ed intensi, spesso drammatici... Lenny che canta (talvolta urla) nel suo stile decisamente malinconico, un miagolio supplichevole che può facilmente indisporre.
Nel qual caso, consiglio di concentrarsi sulla musica intorno a lui, fiera e risoluta, di una tracotanza che non può essere altro che tedesca, ultra melodica ed insieme pesante, nordica, determinata, marziale, rigorosa, romantica senza essere retorica.Carico i commenti... con calma