La bella Nastassja non c'entra nulla, si tratta di un quartetto di Seattle, attivo da circa 4 anni nella scena indie americana, al loro terzo capitolo firmato Sub Pop.
Li ho ascoltati su consiglio di un tizio americano incrociato per caso in una messageboard, e mi sono subito piaciuti.
Otto pezzi in bilico tra space rock e post rock, completamente strumentali (eccetto uno), ampi e dilatati, psichedelici e cerebrali. I richiami che saltano alla mente ascoltandoli sono tanti: distorsioni noise degne dei Sonic Youth, esplorazioni sonore alla Spacemen 3, atmosfere intense e sognanti in stile My Bloody Valentine, toni intimi e crepuscolari alla Yo La Tengo, strutture complesse e articolate come in GYBE e Mogwai.
Nonostante tutte queste influenze non sembra di essere davanti a un puzzle di pezzi incastrati alla meglio: di fronte al rischio di perdersi nel gioco dei richiami, i Kinski rispondono discostandosi dai punti di riferimento e definendo un suono tutto loro, ora in tensione, ora rilassato, ma sempre vivo e dinamico.
Un suono colorato: tinte sfumate negli 11 minuti interminabili e ipnotici di "Schedule for Using Pillows and Beanbags", pastello rosso fuoco nelle distorsioni taglienti di "Semaphore", acquerelli tenui lungo il tappeto di tastiere e chitarre in "I Think I Blew It".
Con la loro tavolozza i Kinski dipingono un bel quadro di suggestioni sonore intense, oziose e volatili.
Artistici, anche in copertina.
Carico i commenti... con calma