Cosa puoi fare quando sei solo? Cosa puoi fare quando i tuoi ultimi mesi sono stati vissuti nella solitudine e l'anzianità avanza? Puoi sistemare il giardino, tagliare finemente l'erba, goderti il sole, mettere in ordine la casa, ma soprattutto tornare con la mente ai ricordi, a tua moglie morta da alcuni mesi, ai tuoi figli sperduti in ogni dove degli States. Capita che questa vita che stai vivendo ormai da solo non viene alleviata dalla visita dei tuoi figli, che accampano scuse per non presentarsi ad una cena messa su da Frank (Robert De Niro) e nata proprio con l'intento di riunire la famiglia.
Da questo evento prende forza il vecchio Frank per rivedere i suoi 4 figli, sebbene il parere negativo del medico che lo invita a non viaggiare. Ma lo stato depressivo causatogli dalla perdita della moglie lo convince sempre di più che il rapporto con i suoi ragazzi e le sue ragazze deve essere approfondito. Non ha mai accettato che i suoi figli si confidassero soltanto con la loro madre, mentre lui gli garantiva il futuro con un lavoro che metteva a rischio la sua stessa salute.
Così inizia il viaggio, a dirla tutta iniziato nel 1990 da Giuseppe Tornatore con l'omonimo film. Infatti questo di Kirk Jones è un remake, uscito nelle sale italiane nel novembre del 2010. Il film di Jones rispetto all'originale tralascia la descrizione sociale per soffermarsi maggiormente sulla figura principale di Frank, interpretata in maniera equilibrata e senza troppa mielosità da un buon Bob De Niro. L'intera vicenda ruota quindi intorno al perno De Niro e finisce con il diventare un moderno road movie verso la riscoperta della propria famiglia. Infatti il vero obiettivo di Frank è quello di rivedere i figli e constatare la loro condizione, essendo sempre stato un padre esigente.
Amy (Kate Beckinsale) è una consulente pubblicitaria, Robert (Sam Rockwell) il componente di un'orchestra, Rosie (Drew Barrymore) una ballerina affermata. Tutto sembra essere tranquillo nelle vita di questi tre figli, mentre uno, David, nonostante i ripetuti tentativi di rintracciarlo non si fa vivo. Frank comprende che qualcosa non va e che anche i suoi ragazzi, sotto il velo apparente della felicità gli nascondono qualcosa. E' l'obiettivo di Frank, capire e vivere il più possibile insieme ai suoi figli. In questa sua riscoperta egli ha però tralasciato un elemento fondamentale, cioè la propria condizione di salute che peggiorando bruscamente lo porta su un letto d'ospedale, dove riceverà la terribile notizia...
I ricordi tornano con dolore alla mente, i momenti vissuti riemergono a galla in un mare di difficoltà emotive. Quello che per circa un'ora era stato un film certamente drammatico ma stemperato da alcune situazioni e da alcune battute ironiche, diventa negli ultimi venti minuti un'escalation di sequenze ad alto contenuto sentimentale, con veri e propri picchi commoventi. Ma quello che potrebbe sembrare un melò che gioca sulla mielosità tutte le carte vincenti è invece un film vivido e visivamente accattivante (buon lavoro fotografico di Henry Braham) che affronta un tema poco trattato ma reale: la solitudine e le difficoltà di tutti quegli anziani che si ritrovano loro malgrado a dover proseguire il cammino della vita senza qualcuno con cui scendere le scale. Per questo, per le buone prove degli attori, per la storia e per come ci viene raccontata, Stanno tutti bene è un ottimo film, passato fin troppo sotto traccia.
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